mercoledì 29 aprile 2015

Una giornata vistalago


Spesso quello che abbiamo sotto gli occhi è quello che più ci sfugge. Che diamo per scontato, per certo, che crediamo sia sempre lì ad aspettarci. Ad aspettare noi e la nostra voglia di degnarlo di uno sguardo attento.
Non credo sia così.
Credo che il tempo voli via veloce senza aspettare noi e le nostre distrazioni, i nostri limiti, le nostre scuse.
Non ci aspetta affatto, se ne frega di noi.
E anche sperando di averne ancora davanti tanto, di tempo, ogni momento della nostra vita è diverso dall'altro e la gioia che possiamo provare ora, a quarant'anni e con i figli piccoli, sarà diversa da quella che proveremo tra dieci o venti anni.

Una giornata di festa come tante. Con un tempo uggioso, per di più.
Ma questa volta non mi ferma nessuno.
Ho deciso di non dare retta a nessuno dei brutti pensieri che mi affollano la mente. Non mi faccio distrarre dai vecchi ricordi.
Questa volta saliamo in auto e partiamo.
Abbiamo deciso di fare un giro sul nostro lago.



I° Tappa: Como, Villa Olmo
Eccoci qui, dopo mezz'ora.
Il cielo è coperto ma il lago è tutto un movimento.
Traghetti, battelli, aliscafi, anatre, persino i cigni.
Nel parco della Villa un gruppo colorato di persone si muove armonico al rallentatore, qualcuno entra di corsa, un anziano passeggia col cane, si sente il colpo secco della palla sulla racchetta nei campi appena dietro.
A casa sembrava una giornata triste, qui invece è tutto pieno di vita.



II° Tappa: Tremezzo, Villa Carlotta
Arriviamo a mezzogiorno, sotto una pioggia battente.
Per fortuna ci siamo portati dei panini per il nostro immaginario pic-nic. Lo facciamo lo stesso, ma in auto.
E poi via, dentro alla Villa per più di due ore, a scorrazzare tra gli immensi giardini.



Io, dopo aver visto un po' di azalee, ora tutte in fiore, le orchidee e le piante grasse, mi dirigo verso la limonaia, puntando decisa verso la Villa. Mi immagino vestita di lunghe gonne e sottogonne, mentre, in un qualsiasi giorno d'aprile di metà Ottocento, mi aggiro pigramente senza meta per il mio parco, sollevando ogni tanto lo sguardo verso il lago. Tutto è silenzio; solo la pioggia che cade sottile  e il fruscio dei miei passi sul selciato. No, ecco, si sente anche una carrozza che passa davanti al cancello in ferro battuto.
Invece sono qui, sempre sotto la pioggia, ma in jeans e piumino leggero, con delle scarpe di tela del tutto inadatte alla situazione e circondata da sessantenni, per lo più stranieri, che si aggirano silenziosi con cartina e potenti macchine fotografiche.



Volevo aspettare i bambini, che si sono inerpicati fino al punto più alto del parco, per visitare la Villa, così 
scendo verso la fontana che c'è all'ingresso, che scopro piena di pesci rossi e di rane immobili sul fondo che sorvegliano migliaia di girini appena nati. Poi risalgo le due rampe di scale fino all'ingresso e finalmente entro. Al primo piano ci sono...
Anzi no, no ve lo dico.Questo è solo un racconto di suggestioni, non una guida turistica. Magari vi faccio vedere qualcosa.




III° Tappa: Lungolago di Menaggio
Com'è bello il lago in una giornata di nuvole basse e pioggia sottile, com'è romantico...mi ritrovo a pensare, mentre guardo il mio the al limone, seduta in un tavolino all'aperto nella piazzetta di Menaggio.
Che bello alzarsi tutte le mattine e avere questo spettacolo davanti agli occhi.


IV° Tappa: Imbarcadero di Cadenabbia
Arriviamo appena in tempo per fare il biglietto e già mi ritrovo sul ponte più alto del traghetto, schiacciata dal vento contro il muro con il lago che mi si imprime negli occhi e non se ne va più.
Però, credevo andasse più piano, pochi minuti e stiamo già attraccando. 
Bellagio, in tutta la sua bellezza, come una vecchia elegante signora in abito da sera si avvicina sempre di più. E io capisco che questo è il modo migliore per andarle incontro e farle un inchino, come si conviene al suo rango. Arrivando dal lago.

V° Tappa: Bellagio
Per dare un senso ad un giro del lago così, ora sarebbe perfetto visitare anche i giardini di Villa Melzi. Credo di averli già visti almeno due volte ma oggi tutto mi appare diverso, come se lo vedessi per la prima volta. E mi piacerebbe paragonare queste due splendide ville, come se fossi arrivata, con le mie gonne lunghe e sottogonne, direttamente da Villa Carlotta e fossi stata invitata qui per un ricevimento.
Ma i miei accompagnatori sono stanchi, hanno camminato molto più di me, e vogliono tornare a casa.
Va bene, ci torniamo, ma passando per Onno, in modo da continuare a guardare il lago il più a lungo possibile e percorrendo una delle strade panoramiche più belle d'Italia ( così mi hanno assicurato) che ha anche il pregio di salire molto dolcemente tanto che quasi non mi accorgo della salita - le salite ripide sono un'altra cosa che preferisco evitare, una delle tante - e dopo poco mi ritrovo a casa.



E mentre penso già con nostalgia a tutto quello che ho visto oggi e mi accorgo di aver fatto il pieno di bellezza, mi raggiunge all'improvviso la consapevolezza di aver scelto di vivere in un posto davvero magnifico. 

Raffaella
La casa vicino al treno
  
                


giovedì 23 aprile 2015

23 aprile. Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore


Io leggo perché...
per viaggiare
per conoscere nuove persone
per vivere altre vite



Ci siamo. 
Termina oggi un'avventura iniziata qualche mese fa.
Un giorno, per caso, ho trovato su facebook l'annuncio della pagina di #ioleggoperché. Mi sono incuriosita e sono corsa a leggere.
Sono venuta così a conoscenza di questo meraviglioso progetto promosso dalla AIE ( Associazione Italiana Editori).
Come me, altri 20000 lettori forti hanno deciso di diventare messaggeri. Il nostro compito quello di avvicinare alla lettura quanti più possibili non lettori.
Per fare questo, il 28 marzo abbiamo potuto ritirare in una delle librerie che hanno aderito all'iniziativa, sparse in tutta Italia, un kit composto da dodici libri, appositamente stampati con una nuova veste grafica e tanti post-it colorati da attaccare ovunque con la nostra citazione preferita.




Era stato deciso di consegnare ai messaggeri sei libri di un tipo e sei di un altro, forse per evitare che  a qualcuno venisse la tentazione di tenerli tutti per sé. Ma io sono stata fortunata: il libraio che mi è toccato in sorte mi ha fatto trovare, in una borsa di carta con scritto il mio nome, dodici titoli diversi.
E così ho potuto realizzare quello che era il mio desiderio: donarli, tutti assieme, a una biblioteca, una piccola biblioteca sgangherata e affamata di libri. Li ho donati alla biblioteca scolastica della scuola primaria di secondo grado ( o meglio alle medie) F. Turati di Canzo.
Sono stata indecisa per un po', a dire il vero, perché non tutti i titoli mi sembravano adatti a ragazzini dagli undici ai tredici anni.
Allora  mi sono messa a leggere un po' di questi libri, alcuni per intero, come "I frutti dimenticati" di Cristiano Cavina e "L'estate dei segreti perduti" di Emily Lockart che ho trovato bellissimi e adatti, di altri qualche capitolo, di altri ancora solo l'incipit.
Alcuni mi sono piaciuti, altri meno.
La mia indecisione aumentava.
Anche perché avrei tanto voluto donarli anche a una casa di riposo, e qui ce ne sono due, si sta bene qui...
L'entusiasmo della prof. di Lettere, però, mi ha fatto immediatamente prendere una decisione. 
A scuola di libri ne girano pochi. Pochi e vecchi e desueti.
Ogni tanto se ne perde qualcuno. E non ci sono fondi per acquistarne di nuovi.
E allora, mi sono detta, cosa c'è di meglio che avvicinare alla lettura chi sta cominciando proprio ora la sua avventura nella vita?
Chi meglio di loro dovrebbe avere la possibilità di incominciare questo viaggio in buona compagnia?
Magari non tutti saranno dei lettori da adulti. Anzi, quasi certamente. Ma  almeno tutti avranno avuto, almeno a scuola, la possibilità di diventarlo. A tutti sarà data questa importantissima chance. Starà poi a loro giocarsela bene.



Io leggo perché...
per capire me stessa
per capire quello che mi circonda
per non sentirmi mai sola 



Oggi, per festeggiare i libri, si terranno eventi e manifestazioni in tutta Italia e soprattutto in cinque città: Milano, Roma, Vicenza, Cosenza e Sassari. Questa sera poi, chi ne avrà voglia, potrà ascoltare molti lettori "famosi" leggere brani dei loro libri preferiti, in diretta su Rai3 da Piazza Gae Aulenti a Milano.
Oggi verranno consegnati tutti i 240000 volumi messi a disposizione. Si terranno letture, scambi di opinioni e bookcrossing in centinaia di scuole, biblioteche, librerie e associazioni culturali sparse per tutta l'Italia. Si consegneranno libri persino sui treni.
Oggi, a Canzo, dodici libri nuovi nuovi incontreranno altrettanti potenziali nuovi lettori.
E se c'è qualcosa di più bello, poetico e magico dell'incontro di una persona col suo primo vero libro ditemi voi, perché io non so.



Io leggo perché...
per imparare
per scrivere
per vivere

Buona giornata e buona lettura,
Raffaella
La casa vicino al treno     

martedì 14 aprile 2015

"Il mondo giallo" di Albert Espinosa


Ho sentito parlare per la prima volta di Albert Espinosa da uno dei protagonisti della serie tv "Braccialetti rossi".
Non avevo mai guardato quella serie e non ne sapevo nulla; sapevo solo che era ambientata in un ospedale e tanto mi bastava per starne il più possibile alla larga.
Poi però ho saputo che la serie era basata sulla storia vera di questo misterioso Albert, che aveva trascorso dieci anni della sua vita in un reparto oncologico. Mi sono incuriosita tanto da seguire la seconda serie tv che non era per niente come la immaginavo io. Era meglio.
Mi è venuta voglia di saperne di più sull'autore e ispiratore di tutto questo mondo, di questo modo "diverso" di vedere e di affrontare la malattia. 



"Il mondo giallo" è l'opera del 2008, nella quale Albert Espinosa rivela alcuni insegnamenti da lui appresi nei lunghi anni di lotta alla malattia.
Non si tratta di un romanzo incentrato sulla sua vita e non ha nulla a che fare con le vicende trattate dalla fiction televisiva.
Albert racconta, in breve, e sempre in termini positivi, la sua malattia solo nel primo capitolo del libro, e solo per spiegare qual'è stata l'esperienza che gli ha permesso di imparare così tanto e così da giovane. Mette subito le cose in chiaro: vuole trasmetterci alcune scoperte fatte attraverso il cancro ma utili nella vita di tutti i giorni.
Le scoperte sono 23.
Non preoccuparti. Non ho intenzione di elencartele tutte né di tenere qui una lezione su quello che ho capito.
Il bello, dei libri come questo, è scoprire, pagina dopo pagina, un'idea dopo l'altra. Alcune non ti diranno nulla. Per me è stato così. Altre cominceranno a muoverti qualcosa dentro.
Per altre, invece, sarà amore a prima vista.
Le 23 scoperte, o idee o concetti, riguardano essenzialmente la conoscenza di sé, l'accettazione della vita, la conoscenza degli altri e il potere della mente. 
Questa divisione in categorie è mia e serve solo per cercare di dare un'idea degli argomenti trattati dall'autore in questo libro.



La prima cosa che mi è venuta in mente leggendolo è che, purtroppo, ciascuno di noi deve fare esperienza in prima persona per arrivare ad afferrare e a interiorizzare alcune idee.
Sarebbe troppo semplice se bastasse leggere l'esperienza di un altro per farla propria. Sarebbe anche bello però: se l'esperienza di dolore di un singolo servisse non solo a lui ma anche a tutti quelli che avessero la voglia di starlo ad ascoltare.
Non è così: non basta leggere.
Bisogna anche capire e per capire, capire nel profondo, bisogna averne fatta esperienza. Sono convinta però che leggere questo libro possa servire a illuminare alcuni aspetti ancora bui della nostra vita, aspetti che abbiamo vissuto ma magari non abbiamo ancora compreso.
Possiamo usarlo come faro, come bussola, come mappa.
La strada però dobbiamo sempre farla noi, da soli. 
Non ci sono scorciatoie e nessuno che ti possa portare sulle spalle. Quando sai, però, che la strada è quella giusta, quando impari a fidarti dei tuoi scarponi, quando sei sereno perché sai cosa fare in caso di pioggia, bé...a quel punto non devi far altro che mettere un piede davanti all'altro.



Io, proprio perché alcune scoperte non mi dicevano nulla, ho voluto scrivermele tutte. Ogni tanto me le rileggerò. Spero che il mio cammino sia ancora abbastanza lungo.



E poi c'è il mondo giallo. Albert ci insegna a trovare i nostri "gialli", persone speciali che ci possono aiutare e accompagnare per un tratto del nostro cammino. Sono più che amici, anche se non abbiamo bisogno di condividere con loro continuamente esperienze e se il distacco da loro non è doloroso. E qui mi fermo.
E' bello e interessante scoprirselo da soli, questo mondo giallo. 



La quarta scoperta dice di fare cinque buone domande al giorno. 
Le mie di oggi sono: 
- Se continuo a stordirmi con ogni tipo di rimedio omeopatico che trovo, mi passerà mai il mal di gola?
- Perché ho messo i tacchi per andare a fare la spesa?
- Perché se ieri ho pulito, oggi è ancora tutto pieno di polvere?
- Perché mi sveglio sempre più rimbambita la mattina?
Ma soprattutto:
-    Chi me lo fa fare ( in generale)?
Buona giornata, e quali sono le vostre domande di oggi?

Raffaella
La casa vicino al treno

mercoledì 8 aprile 2015

L'Arte dei calzini spaiati

 
I miei calzini si spaiano. Sempre.
E' un fatto con cui ho imparato a convivere.
Ho dovuto accettarlo.
I miei calzini iniziano la loro vita in coppia, nel secondo cassetto.
Se ne stanno lì, indifferenti, a due a due, e mi fissano beffardi ogni volta che lo apro, il cassetto.
Li indosso la prima volta e viaggiano ancora in coppia.
Apparentemente tranquilli.
Ma io lo so che stanno studiando un piano.
Al momento di cambiarli, infatti, succede qualcosa.
Deve succedere qualcosa. Si separano e fanno di tutto per non ritrovarsi più.
Forse qualcuno riesce a fuggire dal cesto di vimini che c'è fuori dal bagno e torna  a nascondersi sotto il letto.
O forse qualcun altro, più coraggioso, si lancia fuori dal borsone che li sta trasportando giù, in lavanderia.
Oppure si mettono d'accordo direttamente nei cesti, uno bianco e uno nero, posti accanto alla lavatrice.
Si devono mettere d'accordo, del tipo " io mi faccio questo giro, tu, mi raccomando, aspetta il prossimo".
Altrimenti non si spiega.
Non si spiega come mai, quando piego la biancheria da metter via senza stirare, categoria che cerco di ampliare sempre di più per ridurre al massimo l'altra, quella da stirare, io trovi sempre calzini singoli, beatamente spaiati. Ma perché?
Perché non vogliono stare in coppia i miei calzini?
Me lo chiedo mentre fisso un insieme confuso di calze piccoli e grandi di tanti colori diversi.
Perché?
Mentre abbino tra loro due calze rosa a pois bianchi e due fucsia.
Perché?
Quando ne piego insieme due grigie, e chi se ne importa se una ha le righe e l'altra invece no.

 
Una volta mi
hanno consigliato di raccogliere i calzini spaiati tutti in un sacchetto, in attesa di ricomporre le coppie.
 Da allora sia Pietro che Bianca hanno un sacchetto di cotone, rispettivamente azzurro e a quadretti rosa, appeso alla maniglia del loro armadio. Pieno zeppo.
Ogni tanto, ma devo avere proprio tanto tempo libero, do un'occhiata e, qualche volta, riesco persino  a trovare qualcosa di utile. Qualche volta.
Altre volte le calze preferite e quelle più usate aspettano qualche giorno, ignare, appoggiate sullo sgabello della toeletta.
E quando ricompare la seconda calza, mi avvicino furtiva e...ZAC! le frego. Le riunisco e le butto subito nel cassetto.
E ora rifate tutto da capo, se ne avete il coraggio!, urlo loro.
Ma non mi ascoltano. Lo si capisce dalla posa rilassata che assumono una volta giunte  a destinazione. Si vede che stanno già pensando ai fatti loro.


A volte, in mancanza di alternative, mi capita di mettere due calzini diversi. Uguali ma di diverso colore.
E devo ammettere che mi piace pure.
L'ho già detto che mi piacciono i contrasti? E che adoro l'elemento dissonante, di rottura, che sconvolge l'equilibrio di un insieme troppo armonico?
Si, probabilmente si, almeno una ventina di volte.
Ecco, i calzini diversi servono a rompere un noioso equilibrio.



Ieri osservavo da una finestra il giardino dei miei nuovi vicini.
Hanno costruito una lunga aiuola e piantato una fila di fiori.
Uno giallo, uno rosso, uno rosa. E poi uno giallo, uno rosso e uno rosa. E via così per cinque volte. Io non potrei. Dopo due o tre volte devo sconvolgere quest'ordine.
Le cose ripetute, in serie, quelle perfettamente ordinate, senza una sorpresa, mi fanno impazzire.
Non c'è vita in un insieme tutto uguale. Non c'è Arte.
Non c'è bellezza. La bellezza nasce dal caos, dalle contaminazioni, dall'unione di due poli opposti.
I piatti più buoni sono quelli che accostano cibi lontani tra loro per consistenza, sapore e temperatura; quelli che nascono da abbinamenti insoliti. Lo stesso si può dire dei giardini.


Diverso è bello. Oh, yes.
Abbiate una buona giornata e sconvolgete un po' l'ordine delle cose, arruffatela un po', questa vostra vita.   
Raffaella
La casa vicino al treno

venerdì 3 aprile 2015

"Giardino e orto terapia" di Pia Pera

 
Questo libro è un piccolo gioiello.
L'ho scoperto per caso, cinque anni fa, appena uscito.
Ci eravamo da poco trasferiti in questa casa, avevamo appena perso una persona cara, non avevo la testa sgombra per leggere.
Allora mi sono attaccata con le unghie a questo libro, leggendolo anche quando non ne avevo voglia, rigirandomelo tra le mani, portandomelo dietro. Piano piano le sue parole hanno fatto breccia dentro di me, qualcosa ho assorbito, qualcosa mi ha aiutato a ritrovare la gioia.
E' un libro molto particolare, questo.
Un po' racconto, un po' riflessione filosofica, un po' manuale di giardinaggio, un po' descrizione storica dell'arte di coltivare giardini.
Credo che chiunque ami immergere le proprie mani nella terra, sentire l'odore del prato appena tagliato e godere della bellezza di un fiore debba leggera questo libro.


"Uscire da uno stato d'animo difficile uscendo da dove ci troviamo: credo sia uno dei tanti casi in cui il  corpo aiuta la mente. (...) Una contrazione della mente si allenta praticando una qualche attività fisica, che sia un esercizio di yoga, due passi in giardino, qualche ora in falegnameria, la preparazione di una torta, trafficare tra le piante dell'orto, abbracciare qualcuno che amiamo, andare a spasso col cane oppure stare con le sensazioni del corpo durante la meditazione. Il ritorno al corpo aiuta a prendere le distanze dalla mente. Costringe la mente a darsi meno importanza. La spinge in secondo piano (...) Tornare al corpo è un modo molto efficace di privare la mente della sua pretesa centralità. "


Devo confessare che non amo molto il giardinaggio, mi piace avere un giardino che però è pieno di piante che se la cavano benissimo da sole, c'è tanto verde e pochi fiori. Non ho molto tempo per curarli, quando ho finito con la casa mi resta giusto il tempo di dedicarmi a qualcuna delle mie passioni, una per volta, e il giardinaggio non rientra tra queste.
Tra le attività citate sopra preferisco lo yoga, il fare torte, la meditazione e l'abbraccio. Comunque.
Il libro però è bello anche così: letto come il racconto di una giardiniera piena di amore e passione per quello che fa, capace di trasmettere tutto questo e capace di trarne riflessioni e considerazioni di valore universale, adatte a tutti noi.  

 
Che sia una buona giornata, che possiamo trovare il tempo di fermarci un momento e guardarci attorno, ascoltare e annusare.
Senza correre. Senza meta. Almeno per oggi.  
Raffaella
La casa vicino al treno



mercoledì 1 aprile 2015

La torta di mele e i piedi nudi sull'erba


Finalmente posso farlo.
Ora che le giornate si sono allungate. Ora che splende un sole limpido e sincero. Ora che il vento sibila sinuoso attraverso le pareti e mi chiama a gran voce.
A piedi nudi sull'erba. Finalmente.
Mentre faccio yoga sul prato. Mentre scatto qualche fotografia al giardino. Mentre leggo e guardo i miei bambini giocare e arrampicarsi sull'albero con le foglie a cuore.
Mentre scrivo. O provo a scrivere.
Mi regala una sensazione fortissima di libertà. Mi mette in contatto con tutta la natura che mi circonda. E mi fa tornare a terra, qui e ora, quando la mente troppo spesso mi solleva per aria e mi trasporta in altri luoghi e in altri tempi.
In questo momento di confusione e di passaggio, dall'inverno alla primavera, dal buio alla luce, dalla casalinghitudine alla voglia di scrivere e di condividere le mie passioni, ho bisogno di avere i piedi ben piantati per terra.
Sole in faccia e piedi nell'erba. Spalle dritte e sguardo oltre le nuvole. Ho voglia di cose semplici e vere.
Quasi quasi mi preparo una torta di mele. Con questa ricetta, però.
    


ingredienti:
- 220 gr di farina integrale
- 60 gr di farina di riso
- 1 pizzico di sale
- 100 gr di zucchero di canna
- 50 gr di malto di riso
- 50 ml di olio di mais
- 20 ml di olio extravergine d'oliva
- 3/5 cucchiai di succo di mele
- 4 mele
- 5 albicocche secche
- 100 gr di marmellata di albicocche
- 3/4 di una bustina di lievito per dolci
- cannella in polvere


preparazione:
Pensiamo prima di tutto alla pasta frolla.
Versa in una ciotola le farine, il sale, lo zucchero, i due olii e, infine, il lievito. Impasta con le mani per qualche minuto poi aggiungi il malto e il succo di mela. Fai attenzione ad aggiungere quest'ultimo un cucchiaio alla volta per evitare che l'impasto risulti troppo bagnato ( in quel caso dovrai aggiungere un po' di farina).
Lascia riposare per una ventina di minuti il tuo impasto e dedicati nel frattempo alla preparazione delle mele. Tagliale a cubetti e mettile in una ciotola insieme alla marmellata, poi aggiungi anche le albicocche.
Accendi subito il forno a 200°.
A questo punto potrai stendere la tua frolla. Essendo più morbida e meno elastica di quella tradizionale perché è senza burro, ti consiglio di stenderla direttamente nella tortiera; io uso un mattarello piccolo, di quelli per bambini ( li trovi all'Ikea) ma ho usato persino il rotolino di plastica blu del Didò (evviva la pubblicità, non mi pagano però...). I bordi li farai con le mani, cercando di renderli un po' spessi per evitare che si rompano troppo facilmente.
Bucherella il fondo con la forchetta, poi versaci dentro la ciotola con le mele. Puoi aggiungere, se ti piace, una spolverata di cannella ( io la adoro!).
La torta sarebbe finita così. Ora la puoi mettere in forno a 180° per circa 45 minuti; come sai ogni forno è diverso, quindi dopo mezz'ora controlla che la frolla non sia troppo bruciacchiata.
Se invece ti piace dedicarti alla decorazione e vuoi fare una torta come la mia, basta aggiungere delle fettine di mela e disporle a raggiera attorno a un centro ottenuto con un po' di frolla avanzata, schiacciata bene dentro ad una formina per biscotti ( in questo caso a forma di mela). Sbizzarrisciti pure! 



Un anno fa, circa, ho cambiato in parte la mia alimentazione.
Non sono stata bene e ho deciso pertanto di iniziare a volermi bene a cominciare dalla tavola. Il mio "guro" in questo cambiamento è stato Marco Bianchi. Da lui ho imparato a mangiare sano e biologico il più possibile senza per forza rinunciare a tutto quello a cui ero abituata. Da lui ho imparato soprattutto a fare i dolci senza uova, burro o zucchero bianco. Non ho nulla contro le uova, le mangio una volta alla settimana e basta, senza però dovermele trovare in tutti i dolci che mangio. Lo stesso per il burro, non evito tutti i latticini (adoro i formaggi) ma preferisco dolci più leggeri. Lo zucchero bianco invece l'ho eliminato del tutto, perché è molto raffinato e l'ho sostituito con lo zucchero integrale di canna, il miele, il malto e lo sciroppo d'acero ( buono da urlo).
Con questo non intendo insegnare niente a nessuno. Solo per spiegare il tipo di ricette che troverete qui.
Con un occhio sempre rivolto al benessere senza estremismi e senza escludere nulla a priori ( eccetto lo zucchero!).
Io direi...ricette vegane semplificate e adattate a onnivori che vogliono mantenersi in salute.
Buona giornata di persiane che sbattono, pelle che scotta e capelli ingarbugliati come i pensieri.
La Pasqua si avvicina.
Raffaella
La casa vicino al treno