mercoledì 15 luglio 2015

"Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa" di Mario Calabresi


Fate attenzione: questo libro è un antidoto potentissimo contro lo sconforto, la sfiducia, il pessimismo, la mancanza di obiettivi.
Se siete convinti che la crisi non avrà fine, che non riuscirete a ritagliarvi un posto tutto per voi in questa società e che è inutile darsi ad fare tanto le cose non miglioreranno, non so se basterà leggere un libro.
Se invece una fiammella di passione è sempre accesa dentro di voi, se riuscite comunque a coltivare la speranza, se avete voglia di fare, anche se non sapete bene cosa, allora questo libro può esservi utile.
Mario Calabresi raccoglie alcune storie di uomini e donne che "non hanno avuto paura di diventare grandi". Ragazzi e ragazze che sono partiti da zero e hanno instancabilmente inseguito i loro sogni, ovunque li portassero.
A cominciare da Gigi e Mirella, zii dell'autore, entrambi medici, che nel 1970, a ventisette anni, sono partiti subito dopo il loro matrimonio per l'Uganda.
Qui hanno vissuto per cinque anni, in mezzo al nulla, creando e facendo funzionare un ospedale, tra difficoltà inimmaginabili.
Ce l'hanno fatta e sono anche riusciti a crescere tre figli, oltre che a dedicare tutta la loro vita ai malati e ai bisognosi, in Africa come in un paesino di montagna sopra Bergamo. La loro storia fa da filo conduttore del libro, legando tra loro tutte le altre.


Ci sono storie di giovani che si sono messi completamente in gioco lasciando l'Italia, dove la situazione ristagnava da troppo tempo, per fare un'esperienza di lavoro in Cina o per fare i volontari in Africa.
C'è chi, invece, ha avuto il coraggio di rimanere e di continuare a fare il lavoro del padre, sia esso quello del pescatore o del mugnaio, ma in un modo del tutto nuovo, studiando, innovando e assorbendo tutti gli stimoli esterni per fare sempre meglio, per fare a  modo proprio. 
Questo libro trasmette una PASSIONE e un'ENERGIA senza pari e ci grida a gran voce di svegliarci, di darci da fare, di cercare di dare un'impronta positiva a questa nostra società, di fare ciascuno quello per cui è nato, di seguire dunque i propri sogni ma, allo stesso tempo, di cercare di farlo al meglio delle proprie possibilità perché il successo di un singolo può davvero essere il successo di tutti noi, fosse anche solo per lo slancio e l'energia che un esempio positivo è in grado di dare a tante altre persone. E' un libro rivolto ai giovani ma anch'io, che giovane non sono, vi ho trovato una forza e un'incoraggiamento come non se ne trovano facilmente, in questo periodo. Sono fermamente convinta che gli esempi positivi siano vitali, non tanto per fare paragoni, che è una cosa che non mi è mai piaciuta, ognuno di noi ha i propri problemi e le proprie sofferenze che non credo si attenuino pensando, ad esempio, che in Africa in questo momento fa molto più caldo e forse hanno anche meno da bere; ci fa stare meglio? Non credo.
Penso invece che gli esempi positivi siano essenziali per darci una bella svegliata, per farci capire che il momento di agire è ora, ora è il momento di fare qualcosa, di cercare di cambiare le cose, di provare a realizzare i nostri sogni per dimostrare con gli esempi ai nostri figli che si, si può fare, è dura ma si può.


Non solo vite di giovani ci presenta Calabresi ma, anzi, una di quelle che ho apprezzato di più è stata la testimonianza di un professore ultraottantenne, pieno di vita, che insegna ancora e che parla di "una trottola che finché gira rimane in piedi, quando si ferma è finito il gioco. Mai perdere le occasioni ma continuare a muoversi, a cercare, a leggere, ad avere rapporti sociali". 
Ma vorrei infine condividere con voi la lezione più commovente, più toccante e profonda, quella che due sorelle di settantaquattro e settantasei anni, Andra e Tatiana Bucci, insegnano ai giovani che accompagnano nel lager dove sono state rinchiuse da bambine:
" Se abbiamo superato noi il dolore, lo shock, il lager, la paura, e la convinzione di essere rimaste sole al mondo e poi la difficoltà del ritorno a casa, allora voi ragazzi potete superare la crisi e lo smarrimento che vi circondano. Ma dovete avere il coraggio di pensare con la vostra testa, avere forza di volontà, stringere i denti e non andare dietro ai discorsi negativi."
Niente da aggiungere.
Vi abbraccio forte
Raffaella
La casa vicino al treno



  


    

martedì 7 luglio 2015

Cambiando l'ordine dei fattori il risultato cambia


Qualche giorno fa una strana inquietudine si faceva lentamente strada dentro di me.
Mi sembrava di non riuscire a combinare nulla. 
Sentivo di aver bisogno di un cambiamento.
Un viaggio sarebbe stato l'ideale ma in quel momento non era proprio possibile. Dovevo fare qualcosa.
Dovevo buttare fuori quel senso immotivato di angoscia che mi ribolliva dentro.
Poi una sera, sdraiata sul letto, mentre fissavo il soffitto mi è venuta l'Idea. 
Sposto i mobili.
Cambio le carte in tavola, confondo le idee, muto le prospettive.
Vario le distanze, traccio nuovi confini. Abbandono le certezze, alleno il mio cervello a riconoscere altri spazi, disegno nuovi contorni. 
Ho cominciato dalla camera da letto. Ora la sento più mia, più intima, così ripulita e semplificata com'è, con qualche oggetto in meno e la  mia toletta bianca con lo specchio messa accanto al letto, così vicina da sentirne il respiro.
Peccato quasi non alzarsi in piena notte, guidata dall'urgenza di un'ispirazione improvvisa e sedersi lì accanto, facendo meno rumore possibile, per fissare alcuni pensieri su uno dei miei quaderni colorati, alla luce di una lampadina. Sollevare poi per un attimo lo sguardo e vedersi riflessi nella penombra, assonnata ma con quel luccichio negli occhi.


Sono passata poi alla camera di Bianca.
Quella di Pietro no, non aveva mobili spostabili.
In quella di Bianca invece ci sono tanti pezzi leggeri, azzurri e blu, che si possono combinare, tra loro, in vario modo.
Le ho spostato il letto e messo accanto una cassettiera che la protegga da ingressi improvvisi.
Le ho messo la casa delle Barbie - fatta da me con tre cassette di legno per il vino ridipinte - sul vecchio comodino, col cassetto a fare da guardaroba per abiti minuscoli.
L'altra cassettiera, ora di fianco all'armadio, come due vecchie signore  di stazza e statura differenti che chiacchierano a braccetto, sottovoce, è diventata l'appoggio ideale per i tantissimi cavalli di ogni tipo che Bianca colleziona.
Ma quello di cui vado maggiormente fiera è la creazione di un angolo della stanza completamente libero da mobili, uno spazio tutto per la mia piccola con una lavagna appesa al muro e tutte le sue borsette a portata di mano.
Forse ho pensato alla bambina che sono stata quando ho deciso dove collocare ciascun mobile.
Quello che più avrei desiderato da piccola, infatti, era un angolo solo mio, una nicchia protetta dove nascondermi a leggere e a inventare le storie che mi facevano compagnia.
Sono contenta che ora un posto così ce l'abbia Bianca.


Sono arrivata alla conclusione che spostare i mobili sia terapeutico.
Sappiamo tutti che il cambiamento è positivo, che tutto scorre come l'acqua e, come l'acqua, se ristagna, poi marcisce.
Lo sappiamo ma non lo applichiamo quasi mai alla nostra vita.
Sempre la stessa colazione, al mattino.
Sempre la stessa strada, per andare al lavoro. Lo stesso genere di vestiti. Gli stessi amici. A volte persino le stesse vacanze.
Ma...perché?
Perché il cambiamento ci fa paura.
Non sappiamo quello che ci aspetta, come ci sentiremo in quella nuova situazione, cosa dirà la gente.
E spesso ci lasciamo scoraggiare.
E io non sono certo meglio di voi. Anzi.
Poi però arrivano dei momenti nella vita in cui restare fermi diventa impossibile. 
Fermarsi, rimanere immobili, fare sempre le stesse cose, non evolvere, non allargare la propria consapevolezza. Questo è tutto il contrario della vita.
La vita invece è gioia, amore, entusiasmo, curiosità, fiducia, allegria, consapevolezza, comprensione, empatia, amore, amore.
Per questo sto cercando di attuare cambiamenti a piccole dosi.
E mutare l'aspetto delle stanze in cui viviamo, in cui trascorriamo la maggior parte della nostra vita equivale a cambiare un po' anche la nostra interiorità. Credo sia una premessa per cambiamenti più considerevoli. 


In questi giorni ho anche ripreso in mano il mio consumato manuale di FENG SHUI.
Ho riletto solo alcune parti, quelle che mi interessavano.
Se dovessi applicare alla lettera i suoi insegnamenti, anche solo i principali, probabilmente dovrei rivoluzionare completamente le camere da letto - non che mi dispiacerebbe, anzi -.
Però su una cosa siamo d'accordo: questa antica disciplina orientale che mira ad armonizzare l'uomo con l'ambiente che lo circonda per facilitare lo scorrere della CH'i, ovvero l'energia positiva, crede che ogni oggetto sia in qualche modo vivo perché contiene una sua energia in grado di influenzarci e, allo stesso modo, che ogni edificio sia un qualcosa che respira e che abbraccia l'uomo per fondersi con esso. 
Io lo trovo meraviglioso. E lo sento profondamente vero.
La mia casa respira, l'ho sentita tante volte. Quell'impercettibile espansione, quell'attimo di sospensione immobile seguito infine da un ritorno, un rilassamento accompagnato da un refolo d'aria  che corre per le stanze. 
E ieri sera giurerei di aver sentito la mia toletta lamentarsi per il caldo ma potrei anche essermi sbagliata, la canicola notturna potrebbe anche avermi confuso le idee. Per quanto...


Raffaella
La casa vicino al treno