giovedì 26 marzo 2015

"Lo strano caso dell'apprendista libraia" di Deborah Meyler

 
Sono stata indecisa, per un po', se parlare o meno di questo libro.
Chi mi segue lo sa, io parlo solo dei libri che mi sono piaciuti.
Che mi hanno emozionato e che ho voglia di condividere con quante più persone possibile.
In questo caso ammetto che ci ho pensato un po'. Poi ho deciso.
Ho deciso di parlarne perché, alla fine, mi è piaciuto.
Non è quello che mi sarei aspettata, non è un capolavoro, non è uno di quei libri capaci di toccarti nel profondo e di cui sottolineeresti tutte le pagine. D'accordo.
Ora parliamo però di quello che è.
E' un buon libro, scritto bene, scorrevole, con un buon ritmo.
L'ho letto in cinque giorni, la sera, e questo è decisamente un punto a suo favore. E' piacevole e avevo voglia di sapere come sarebbe andata a finire.
Come sempre mi succede, l'ho incontrato "per caso" una mattina, in biblioteca. Ed era esattamente quello di cui avevo bisogno.
Avevo bisogno di allontanarmi per un po' dai libri per bambini e ragazzi che sto leggendo e studiando in questo periodo. Avevo bisogno di evadere, di essere presa per mano e accompagnata in un posto diverso, dentro un'altra vita.
E devo dire che Deborah Meyler è stata capace di fare tutto questo. Con l'apparente semplicità e immediatezza che non è mai frutto del caso ma di studio ed esercizio.


Questa la storia.
Esme Garland, ventitreenne inglese, si trova da poco a New York per un dottorato di studio in storia dell'arte alla Columbia. Esce da poche settimane con Mitchell, newyorkese benestante, insegnante di economia, quando scopre di essere incinta.
Purtroppo, quando sta per dirglielo, lui la anticipa  e la lascia.
Dopo un comprensibile periodo di crisi, Esme decide di tenere il bambino e di crescerlo da sola. Trova lavoro in una piccola libreria antiquaria, La Civetta, che diventerà come una casa per lei.
Qui incontra George, il proprietario, che nutrirà per lei un affetto paterno e che le trasmetterà l'amore per i libri e le cose antiche, e Luke, il libraio musicista, che diventerà suo grande amico.
Parte integrante di questa famiglia sono anche un gruppo di senzatetto che aiutano George in negozio e a cui Esme si affezionerà. Mitchell tornerà più volte a cercarla e la loro relazione complicata e imprevedibile costituisce il vero nucleo del romanzo.

La libreria, invece, e l'amore per i libri sono solo lo sfondo di questo romanzo e non i protagonisti principali, come invece farebbe credere il retro di copertina.
Credo che la delusione di molti lettori, come mi è capitato di leggere in alcune recensioni, derivi proprio da qui, dalla discrepanza tra le promesse e la realtà del romanzo.
C'è anche una storia editoriale dietro a questo romanzo, uscito nell'agosto del 2013 in America e presto proclamato libro dell'anno per i librai indipendenti americani. Credo però che tutto questo clamore non giovi affatto al libro. Crea aspettative esagerate, tutte deluse. Solo se si dimentica tutto e si legge il romanzo senza pregiudizi allora può diventare un'esperienza interessante.


Per riprendere le parole del maestro Stephen King, la Meyler è andata in missione, è tornata e ci ha raccontato quello che ha visto. Con sincerità e onestà. E l'ha fatto anche piuttosto bene.
Trovo molto realistiche e sincere, ad esempio, senza che si scenda in particolari troppo espliciti, la descrizione del parto e del rientro a casa con la bambina. E trovo realistiche anche le descrizioni dei personaggi.
Io un Mitchell egocentrico, ricco, dedito alla carriera, incapace di assumersi la responsabilità di un figlio e fissato col sesso l'ho conosciuto realmente. Persone così esistono.
E purtroppo esistono anche donne capaci di mettere se stesse in secondo piano per assecondare uomini simili. Esme, però, grazie all'amore della sua bambina riesce con molte difficoltà ad allontanarsi e a ricrearsi una vita.        
  
 
Che altro aggiungere? Piacevole evasione.
Buona metà settimana.
Raffaella
La casa vicino al treno

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