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lunedì 16 gennaio 2017

NON PERFETTO, MA FATTO


Not perfect but done.
L'ho letto in un articolo dedicato alla numero due di Facebook, la vice di Mark Zuckenberg, il fondatore di facebook, diverso tempo fa.
Ho ritrovato questa frase nei giorni scorsi, sulla pagina Instagram di Leonie Dawson ( che vi consiglio).
Dal mio punto di vista, significa che è meglio fare, è meglio sbagliare, rischiare di fare le cose in modo imperfetto piuttosto che non fare nulla, rimandando sempre il momento di agire per paura di sbagliare o per la nostra costante ricerca della perfezione.
Seguendo questo motto, a Novembre ho aperto il mio negozio online, sulla piattaforma di e-commerce "A little market".
E' stato l'ultimo tassello di un percorso iniziato nei primi mesi dell'anno scorso, quando ho frequentato il corso base per crafter di "Colibrì Accademy". Il "compitone" finale prevedeva, per l'appunto, l'apertura del nostro "Negozio". Eravamo in primavera, io non mi sentivo pronta ( neanche ora,  a dirvela tutta), avevo ancora tanto da studiare e ho rimandato.


E così è arrivato l'autunno ( l'estate non è proprio la mia stagione, diciamo) portatore di nuove energie, di tante idee e di voglia di fare.Ho lavorato a nuovi prodotti, alcuni dei quali sono andati bene - le lavagnette e le tovagliette americane - altri meno.
Mi sono presa due settimane - di puro delirio - a novembre, nei giorni intorno al mio compleanno, mi sembrava di buon auspicio, per fotografare con la mia reflex tutto quello che avevo fatto fino ad allora. Ho allestito un "set" all'esterno, ho preso un freddo pazzesco perché a novembre cominciava a rinfrescare e qui siamo proprio sotto la montagna, cercando di concentrare il lavoro intorno all'ora di pranzo, un po' prima e un po' dopo, prima che il sole e quel poco di tepore che portava con sé se ne andasse del tutto.  
Sono passata poi alla post-produzione delle foto, senza avere nessuna idea di come fare e da dove cominciare; qui mi è stata di grande aiuto una mia collega di corso, la brava e generosa @chrisdemarchiatelier, che ho interpellato più volte e da cui ho sempre ricevuto consigli pertinenti e molto utili.


E così, un passo alla volta, ho aperto il mio negozio.
Purtroppo non sono riuscita a caricare le foto del mio profilo e quella dell'"insegna"dello shop, pur avendole portate al formato richiesto, problema che non sono ancora riuscita a risolvere, nonostante abbia interpellato l'assistenza ( e loro mi abbiano subito risposto).
Questo per dire che se non vedete nessuna foto lì non è per scelta né tanto meno per incuria o pigrizia ma per un problema tecnico che spero di riuscire a risolvere al più presto.

La scelta dei prodotti è stata quella più difficile, e probabilmente è dove ho sbagliato di più. 
Non ci sono le "book bag", prodotto che continuo a fare e che si vende sempre bene ( in Libreria).
Non ci sono le "vintage pochette", che tanto vi ho fatto vedere l'anno scorso.
Ho deciso di caricare sullo shop i portamonete perché mi sembrava una buona idea, un oggetto utile, ( io ne ho sempre due in borsa, uno per le monete e uno per mascara e burro-cacao) e che costasse relativamente poco, per dare la possibilità a tutti di conoscere i miei prodotti.
Ho ideato, disegnato e realizzato le lavagne apposta per questo progetto e sono contenta che siano piaciute, le ho vendute tutte, resta solo quella a forma di uccellino, ma  a breve ne realizzerò altre- e vi racconterò tutto in un post dedicato.


Insomma, ci sto provando.
Ho aperto un negozio che per ora non mi somiglia molto, ma sto lavorando, ogni giorno, perché arrivi a rispecchiarmi completamente. Forse ho avuto paura ad allontanarmi troppo da "ciò che va" in questo momento o, forse, ad essere pienamente me stessa.
Al momento sto lavorando a nuovi prodotti, sto provando a fare cose diverse e sono molto curiosa di vedere dove mi porteranno. 
A Febbraio comincerà il secondo anno di questa avventura e dedicherò quindi questo ultimo mese del mio primo anno alla ricerca della strada giusta da percorrere ( ricerca che non finirà mai).
A presto con un negozio tutto nuovo! 
Per ora, se vi va, potete dare un'occhiata a quello che è rimasto e che  ho messo tutto SCONTATO! 
( per acceder al negozio su "A little market" potete cliccare sulla barra in alto alla pagina principale con scritto "Shop", dove troverete tutte le informazioni utili. Dalla mia pagina facebook accesso diretto cliccando sul pulsante "acquista ora", link diretto in bio sulla mia pagina Instagram).
Vi abbraccio, 
Raffaella
La casa vicino al treno

venerdì 23 settembre 2016

Un nuovo inizio


Come mamma di due bambini che vanno a scuola, so bene che l'anno inizia, da sempre, a settembre. 
Quei tre mesi con i bambini a casa, senza scuola e senza impegni sportivi, con il caldo e lunghe giornate vuote davanti, impongono senza dubbio un brusco cambiamento delle abitudini, costringono a rallentare, a ripensare alle priorità, ad abbandonare i vecchi schemi. Sono riuscita a "lavorare" ( lo metto ancora tra virgolette, per scaramanzia, ma entro fine anno mi impongo di toglierle) per tutto giugno, cucendo alcune "book bag" da consegnare in libreria e dedicandomi a dipingere sfere in legno, alcune per Silvia di "Hockety Pockety", altre per le mie collane estive. Ho sperimentato i portachiavi a fiore e avuto la gioia di ricevere la visita a casa di una cliente che mi ha scoperta su facebook ed è venuta di persona a ritirare le sue collane. 
Poi ho deciso di prendermi una pausa, di due mesi, per potermi occupare con serenità della casa e dei bambini, senza corse, anche perché purtroppo ho la pressione bassa e soffro moltissimo il caldo quindi era inutile caricarmi di lavoro che non sarei riuscita a portare  a termine. 
Non ho più cucito, quindi, ma non ho mai smesso, neanche per un giorno, di pensare a come poter far crescere il mio piccolo sogno.
Ed ecco quello che ho fatto:
1) Ho letto. Molto. Ho recuperato tutti i libri che si erano accumulati sul mio comodino da gennaio. Molti romanzi, dei più belli ne parlerò qui sul blog, e alcuni manuali tecnici, di branding o motivazionali, di quelli che ti danno la carica e sanno toccare le corde giuste per spronarti ad andare aventi, quando saresti fortemente tentata di mollare. Ne avevo bisogno. 
I libri sono il mio rifugio, il mio porto sicuro.
2)Ho studiato.
Alcuni dei libri che ho letto meritavano di essere riassunti e riscritti a modo mio, affinché potessi ricordarmeli o bastasse un,occhiata per avere ancora chiaro davanti agli occhi il loro messaggio. Tra questi "Futuro artigiano" di Stefano Micelli, "Ruba come un artista" di Austin Kleon e "The Hero" di Ronda Byrne.
3) Ho imparato qualcosa di nuovo.
Qualcosa che si potesse fare ovunque, dal giardino a sdraiata sul letto. Qualcosa che avevo cominciato all'inizio dell'anno ma poi avevo accantonato, per mancanza di tempo. Qualcosa che mi distraesse dal caldo e dalla mancanza d'aria. Qualcosa che desse dei risultati immediati, concreti, piacevoli.
Ho imparato a fare l'UNCINETTO e l'ho fatto sui poetici e meravigliosi libri di DANIELA CERRI, alias "L'officina nomade fatelefate": Ora sono piena di fiori colorati che ho deciso di regalare.
4) Ho scoperto Instagram.
Per caso. Mentre cercavo non so cosa sul cellulare.
E finalmente, direte voi. In effetti avrei dovuto arrivarci già da tempo ma, dato che sono convinta che nulla accada per caso, si vede che quel lunedì di inizio agosto era il giorno giusto per cominciare a conoscere questo social. Che adoro. 
Se vi va, mi trovate anche lì come @lacasavicinoaltreno.
5) Ho scritto.
Non molto, in realtà. Non quanto avrei voluto. Giusto questo post, qualche altro e la risistemazione totale del blog. Ancora un po' di pazienza e vedrete tutti i cambiamenti.
6) Ho riempito un quaderno di idee.
Disegni, appunti, modelli, semplici schizzi per la prossima stagione. Non so cosa salverò o quante idee buone ne verranno fuori ma continuerò a segnarmi tutto quello che mi verrà in mente, così come viene. Qualcosa sta già prendendo forma, come le tovagliette americane e i sacchetti personalizzati con il nome dipinto a mano. 
E questo è quanto. A presto allora, con un blog rinnovato, con la mia bacheca su Instagram che cresce di giorno in giorno e cerca di mostrare tutto il mondo (vero!) che c'è dietro alla Casa vicino al treno, compresi i work in progress dei nuovi progetti e con la mia pagina facebook che credo conosciate già.
Raffaella
La casa vicino al treno     

mercoledì 1 giugno 2016

Il mio piccolo grande sogno - -seconda parte

Dopo il "miracolo" natalizio non sapevo da che parte cominciare.
Mi era andata bene, d'accordo, ma chi mi diceva che ci sarebbe stato qualcuno disposto a spendere i suoi soldi comprando oggetti creati da me?
E soprattutto: io cosa sapevo fare?
Ero ancora in grado di usare una macchina da cucire, ad esempio?
Non so voi, ma io quando è un po' che non faccio una cosa mi convinco di non saperla più fare, come se qualche anno prima non fossi stata io a cucire quelle dieci borse che ho venduto a dicembre.
Bé, il mese di gennaio, dopo i primi giorni di riposo, l'ho trascorso esercitandomi a cucire, a infilare aghi ( uno l'ho anche rotto!), riempire spolette, aver voglia di buttare la macchina da cucire fuori dalla finestra - e ogni tanto la tentazione mi riviene - cucire le prime borse di iuta, fare appliqué, provare l'uncinetto, cucire a mano. 


A febbraio è cominciato un meraviglioso corso online presso la Colibrì Academy che mi ha fornito molte informazioni utili e tanti spunti ma soprattutto mi ha fatto conoscere tante creative capaci e volitive che mi danno tanta forza quando mi viene la tentazione di mollare (  emi viene, eccome!).
Poi è iniziata anche una bellissima collaborazione con la Libreria Torriani di Canzo che mi ha dato la possibilità di esporre, anche in vetrine, le mie "book bag", borse in stoffa con appliqué e interno a contrasto create apposta per la libreria e nate a S.Valentino, per celebrare il connubio borsa più libro.



A marzo ho cominciato ad ampliare la mia produzione, cucendo le "vintage pochette", comode pochette imbottite con cerniera e fodera a contrasto realizzate con stoffe classiche e seta.
Ho poi creato dei segnalibri per la libreria, a forma di casa.
Sono nate in questo periodo anche la "little book bag", borse per i libri di dimensioni un po' ridotte rispetto a quelle classiche, pensate per i più piccoli e decorate all'esterno ispirandomi ai "quiet book", libri sensoriali e tattili.



Ad aprile ho cucito alcuni porta-cellulari colorati con una tasca sul retro e sono stata felicissima di collaborare con la talentuosa Silvia di Hockety Pockety, per la quale ho dipinto alcune sfere con gli animaletti che soon state usate per abbellire delle collane da allattamento. Andate a sbirciare sulla sua pagina facebook, lei è davvero forte.
Spero con tutto il cuore di continuare a collaborare con lei ancora per tanto, tantissimo tempo. Inoltre in questo mese sono arrivate le etichette da cucire con il mio nome che, anche se non ho ancora trovato il coraggio di usarle, rappresentano per me un ulteriore passo avanti verso la realizzazione del mio sogno.
Poi ho dedicato un'intera settimana all'ideazione di animaletti/spille, e un'altra alla creazione di borsette per bambina a forma di frutti.



Queste sono solo alcune delle cose che ho fatto. Sto cercando di trovare il mio ritmo, di incastrare quello che amo fare tra quello che devo fare, per la casa e per la mia famiglia. Diciamo che sono ancora nella fase "prima il dovere" e la mattina in genere se ne va tra spesa e pulizie ma conto di arrivare a "lavorare" ai miei progetti fin dal mattino e di relegare tutto il resto ai miei ritagli di tempo.
Ci sto provando, insomma. Giorno dopo giorno.
E non c'è giorno con non porti con sé mille dubbi, scoraggiamento, stanchezza, quella voglia di mollare tutto.
Poi ci sono giorni, però, in cui hai la fortuna di lavorare ad un ordine e ti capita di trascorrere il pomeriggio in giardino, a dipingere. E poi con tutti i tuoi dubbi mandi la foto del lavoro ultimato alla cliente  e per risposta hai un :"Bellissima!" o " sono stupendi!". Ecco, in quel preciso momento lì capisci cosa vuoi fare nella vita: creare qualcosa che prima non c'era e dargli la tua impronta.
Semplicemente.
C'è un detto che recita: "Non morire prima di aver cantato la tua canzone":
Mi sa che me lo tatuo.
Vi abbraccio.
Raffaella
La casa vicino al treno   
   

martedì 26 aprile 2016

Notizie da qui: Il mio piccolo grande sogno

Parte prima


Scusa.
E' la prima parola che mi viene in mente se penso a un nuovo post da scrivere.
Scusa a te, lettore, se è da tanto che non hai mie notizie. Oppure se sei nuovo e non hai ancora potuto leggere un mio post.
Scusa, caro mio amatissimo blog, se è da un po' di tempo che ti trascuro ma ho avuto da fare.
Se entrambi avrete voglia di starmi ad ascoltare, ecco cosa ho fatto in questi mesi.


Tutto è cominciato una fredda mattina di dicembre, dopo aver accompagnato Bianca a scuola. Ho incontrato mia cognata e, stretta nel mio piumino lungo, sono rimasta un po' lì con lei a chiacchierare. Tra tante altre cose, ad un certo punto, le è venuto in mente che non aveva ancora pensato ai regali di Natale per le sue colleghe insegnanti, e mi chiede se avevo qualche oggetto carino che potrebbe fare al caso suo.
Resto un attimo stupita, sono cinque anni che ho smesso di creare oggetti artigianali, ma la invito ugualmente a casa mia per un the, quel pomeriggio, e intanto penso che proverò a vedere se  mi è rimasto qualcosa. Lei non sapeva, e in quel momento non me lo ricordavo neppure io, che è da circa un mese che mi è tornata la voglia di dipingere e che ho preparato dodici sfere di legno, raffiguranti alcuni degli animaletti che vivono nei boschi attorno a casa mia e che mi capita di incontrare durante le mie passeggiate.



Quel pomeriggio, prima che mia cognata arrivi, scendo in taverna e vado a cercare quello scatolone impolverato che conservo in cantina, sotto gli scaffali pieni di pezzi di legno grezzo e stoffe.
Per fortuna l'ho chiuso bene e dentro trovo intatti tutti quegli oggetti che avevo preparato cinque anni prima, quando Bianca era piccola, e che avevo affidato a una mia amica perché il portasse, insieme alle sue creazioni, ad alcuni mercatini di Natale di zona.
Purtroppo all'epoca non aveva venduto niente e io avevo abbandonato le speranze di poter lavorare da casa occupandomi contemporaneamente dei miei bambini.
Ho tentato altre strade, ho seguito corsi sia online che offline, di qualcuno ve ne ho già parlato in precedenza, ma non si è mai concretizzato nulla, si vede che quelle strade non erano le mie.


Quel pomeriggio però le cose erano destinate ad andare diversamente. Dato che mia cognata tardava, ho avuto tempo per allestire, sul tavolo delle mia sala, una piccola esposizione, disponendo una accanto all'altra le borse di panno e di iuta, le spille, i nuovi ciondoli e alcuni oggetti in legno, in particolare gli angeli, che tanto avevo amato dipingere. Tutto molto colorato e molto country, un po' diverso dallo stile che sto cercando ora, ma quello avevo e quello ho cercato di proporre nel migliore dei modi.


Le cinque erano abbondantemente passate, il the si raffreddava e io stavo quasi per bermelo da sola quando mi arriva la telefonata in cui mia cognata mi spiega che è stata richiamata a scuola per un'emergenza, e che pertanto non potrà venire.
Pazienza, mi dico, la inviterò domani.
Ma mentre stavo per rimettere tutto dentro allo scatolone, mi viene l'idea di fare qualche foto, il mio tavolo è così allegro e natalizio che mi dispiace smontarlo senza che nessuno lo veda, e poi così domani lo potrò allestire allo stesso modo. E subito dopo mi viene anche l'idea di provare a mandare queste foto ad alcuni amici su whatsapp, non si sa mai. Non mi so spiegare perché l'abbia fatto, non ci ho pensato, l'ho fatto e basta.
Due minuti dopo mi risponde una mia amica, dicendomi che è interessata a prendere tre borsette perché deve fare dei regali. Mezz'ora dopo sono da lei con le borse, che compra subito.
Il giorno dopo riesco a vedere mia cognata, che prende due spille, una borsa e una collana con ciondolo.
E da quel primo giorno, in una catena di eventi tutti collegati tra loro e indipendenti dalla mia volontà, persone che mai avrei pensato potessero aiutarmi hanno risposto positivamente ai miei messaggi e hanno acquistato le mie creazioni per i loro regali.
C'è chi mi ha fatto fare apposta un angelo di legno dipinto con il nome di un bimbo appena nato, e chi - dopo avermi detto di si per una borsa -  ne ha prese tre.
Sono e sarò sempre infinitamente grata a tutte queste persone perché non solo hanno fatto in modo che io realizzassi il piccolo sogno che avevo per Natale - guadagnare abbastanza per comprare i regali di Natale per mia figlia Bianca e anche alcuni vestitini che le servivano prima - ma anche perché mi hanno dato la possibilità di capire cosa voglio fare nella vita, cioè esprimere sempre la mia creatività realizzando oggetti di legno e stoffa, che rappresentino me e il mio mondo, quello che circonda la "Casa vicino al treno".
Certo mi ci è voluta una certa dose di coraggio e di faccia tosta per contattare conoscenti che non sentivo da tempo, a volte mi sono vergognata da morire, altre una voce  nella mia testa mi ripeteva di continuo " ma cosa stai facendo..."
C'è chi non mi ha neppure risposto, tanti invece mi hanno detto che era tardi e che avevano già pensato a tutti i regali.
E in effetti tardi era, perché tutto questo è successo nei dieci giorni prima di Natale, e per me è stato tutto come una favola.
Ogni giorno avevo qualcuno da incontrare, oggetti da modificare o qualcuno nuova da creare, pacchetti da preparare. Spesso avevo da lavorare anche la sera.


E anche se quando tutto questo è finito, dopo i giorni di festa, ero esausta, non sono mai stata più felice e orgogliosa per qualcosa che avevo creato con le mie mani e ho deciso di impegnarmi ogni giorno perché questo "miracolo" possa accadere di nuovo.
Per questo da gennaio ho ripreso confidenza con la mia macchina da cucire e ho provato a realizzare qualcosa di nuovo.
Ma questa è un'altra storia, che ha bisogno di un altro post per essere raccontata e di altre foto per esserne accompagnata.
Grazie per esservi fermati qualche minuto e avermi letto.
Vi abbraccio forte.
Raffaella
La casa vicino al treno 


venerdì 12 febbraio 2016

Portami a teatro ( se puoi)


Una domenica, di qualche settimana fa, una mia amica mi ha trascinato ad assistere a una rappresentazione teatrale.
Era una magnifica giornata di sole, fresca e luminosa, e alle quattro del pomeriggio le auto sfrecciavano veloci verso la montagna mentre noi aspettavamo il momento giusto per entrare, uno sguardo al campo sportivo davanti a noi, uno alla montagna illuminata, sopra.
Mi ci aveva trascinata perché, la domenica, di solito, la trascorro con la mia famiglia, fosse anche solo per starcene tutto il giorno, tutti assieme, a giocare sul divano.
Però lei ha insistito e io, per fortuna, mi sono lasciata tentare.

Siamo andate  a vedere "Quando torna il sole"- "teatrino musicale in omaggio alla musica perseguitata", spettacolo ideato e scritto dalla compagnia "La Quercia Teatro".
Siamo andate ad Asso, nella loro sede.
Non c'ero ancora mai stata.
Appena entrata, sedie in semicerchio, una sinuosa gabbia per uccellini gigante per scenografia, buon profumo di legno.
E dopo, tirate le tende, è cominciata la magia.
La cantastorie Mita Bolzoni ci ha presi per mano e ci ha accompagnati - dolcemente ma con fermezza - in un ideale viaggio nel tempo, indietro, indietro, fino al terribile periodo nazista, rivissuto però da un punto di vista originale, quello degli artisti perseguitati dal regime, esponenti della cosiddetta "musica degenerata" cui apparteneva non solo la musica ebraica ma anche quella afro-americana, dodecafonica o semplicemente "ardita" per regole o contenuti.
Come accade ancora oggi, purtroppo, il "diverso" faceva paura, era un pericolo e un nemico da eliminare e non si riusciva invece a vederlo come una risorsa e una ricchezza per tutti.
Al racconto di Mita rispondeva poi, in un continuo dialogo di botta e risposta, la splendida voce di Alice Bettinelli, accompagnata al piano da Gabriella Chiappa, che ha riportato in vita quella musica, quelle melodie perseguitate.

Ma questa è una storia di speranza.
Il suo intento è quello di perpetuare la memoria di un tragico momento storico aprendoci alla bellezza di quella musica, facendocela sentire, e non solo raccontandocela, facendocela entrare sottopelle, lasciandoci liberi di immaginare.
Cito dal loro foglio di presentazione:
"perché il diritto all'espressione artistica continui  a rappresentare un mezzo per affrancare l'uomo e renderlo libero dalla schiavitù della chiusura morale e dell'ignoranza". 
Viva l'arte, dunque, viva la cultura e viva soprattutto la libertà di poterle esprimere sempre e ovunque, nel maggior numero di posti possibili, perché l'arte non sia MAI chiusa in soli e pochi luoghi ad essa adibiti ma viaggi libera ovunque abbia voglia di andare.

A completare l'offerta culturale, come un ideale cerchio che si chiude, quel pomeriggio era presente anche la Libreria Torriani di Canzo, con un'ampia scelta di saggi e romanzi per chi aveva voglia di approfondire l'argomento.

Cercatele. Cercate "La Quercia Teatro".
Questo il loro sito: www.laquerciateatro.it e questo il loro indirizzo mail: laquerciateatro@gmail.com
Cercate la loro locandina.
Non resterete delusi.
Raffaella
La casa vicino al treno


    

lunedì 25 gennaio 2016

La mia bicicletta in fondo al mare

Sto passeggiando in riva al mare, in una bella giornata di sole e vento. Non saprei spiegare il perché, ma so che mi trovo su un'isola. Mentre passeggio spingo una bicicletta.
E' una bicicletta da donna bianca, nuova, con un cestino bianco pieno di fiori. All'improvviso la bicicletta scivola verso la riva del mare con sempre maggior forza e mi scappa di mano.
La lascio andare, stupendomi della poca resistenza che faccio per impedire che mi sfugga. La guardo sprofondare sotto l'acqua, stupita.
E poi, mi sveglio.
Il mio bookclub non si farà più. Pensavo non me ne importasse un granché. 
E invece.

Alcuni giorni dopo mi imbatto per caso in questa poesia
"GEORGE GRAY
Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo
inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, e io temetti gli imprevisti.
malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre  a follia
ma una vita senza senso è la tortura 
dell'inquietudine e del vano desiderio.
E' una barca che anela al mare eppure lo teme"
( Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River)

Questa poesia mi colpisce come un pugno nello stomaco.
Perché parla di me.
Il mio bookclub non si farà più.
Pensavo non mi importasse.
E invece.

Il bookclub non si farà più perché sia io che Luigi, il libraio, non vogliamo offendere né dare fastidio a nessuno.
Dopo essere stata additata mentre ero in giro con mia figlia per la mia idea, e capirai che idea sovversiva, dopo che mi è stato detto che, in seguito a questa idea delle persone "si sono risentite", abbiamo  deciso di cancellare l'evento.
Una cosa così bella come un gruppo di persone che si incontrano per scambiarsi opinioni su un libro letto non può assolutamente essere fonte di disturbo o dispiacere per nessuno, non è questo il suo intento, e allora meglio cancellarlo.
Per fortuna io non mi identifico con questo, ho mille altre cose molto più importanti di cui occuparmi e che mi stanno a cuore, ma non vi nego che mi dispiace. Molto.
Sono convinta però che bisogna scegliere quali battaglie combattere. A vent'anni le avrei combattute tutte.
Ora so, anche per la mia salute mentale - e non vi sto a raccontare che notte ho passato due settimane fa, e che mattina successiva dal medico - che bisogna scegliere.
Al momento ho altre battaglie sia personali che "professionali" molto più importanti da intraprendere.
E quindi via, un bel respiro, un sorriso e vai di nuove idee.
Comunque di idee ne ho tantissime altre, sia in questo ambito che in altri, per dire.

Sabato 30 gennaio, alle 21, la libreria Torriani resterà chiusa.
Sette, otto o dieci persone NON si incontreranno in libreria per discutere dello stesso libro che tutti hanno letto durante questo mese ( e una NON ci racconterà di aver letto solo il riassunto su wikipedia, ma essendo una persona eccezionale a noi va bene anche così).
Io NON trasmetterò loro le mie impressioni e tutte le emozioni che la lettura di questo romanzo romantico, coinvolgente e profondo ha suscitato in me e NON mi arricchirò per tutte le osservazioni che loro vorranno regalarmi. E NON saprò cosa ne pensa la mia amica cara, che l'ha letto prima di tutti, lei che di solito fatica a trovare il tempo per la lettura, presa com'è da mille impegni.
Ma forse, con la forza delle nostre idee e della passione, troveremo il modo di scambiarci ugualmente le nostre opinioni, magari qui sul blog ( ATTENZIONE: ideona sovversiva in arrivo! ).

Avrei voluto intitolare questo post " Non due cose nello stesso paese" che è una frase che mi hanno rivolto e che mi ha colpito particolarmente. Ma facendo così avrei posto troppo l'attenzione sulla ristrettezza mentale e sulla piccolezza di idee e di vedute di alcune persone, che sono sicura rappresentano solo una piccola minoranza ( siamo positivi, va').

Quindi, ricapitolando, sabato NON ci sarà nessun incontro.
Se questo può gratificare, tranquillizzare o rendere felice qualcuno me lo auguro di cuore, visto che abbiamo rinunciato apposta.
Ma come sia possibile una cosa del genere - che qualcuno gioisca di questo - è una cosa che non mi saprò mai spiegare.

Buon lunedì a tutti di nuovi libri, nuove idee e tanta voglia di gridarle al mondo, nonostante tutto.
Raffaella
La casa vicino al treno


   





sabato 12 dicembre 2015

Il mio dicembre lento

C'è un lago, vicino a casa mia.
Non sto parlando del lago che fa parte del nostro paese, uno specchio verde abbracciato stretto da una montagna piena di alberi.
Sto parlando di un altro, un po' più in la'. Ma neanche tanto.
Un lago molto più grande, dove lo sguardo può finalmente distendersi e allargarsi e vagare libero per un tratto, fino alle sue sponde lontane.
E' un lago dove dall'altra parte vedi i campanili delle chiese, alti e con il tetto a punta, come gnomi in punta di piedi, pronti a gridare "siamo qui!".
E' un lago dove, se si è fortunati, si vede passare un piccolo battello, tutto illuminato da tante lucine colorate, come mi immagino siano i battelli che scivolano leggeri sulla Senna, se solo ne avessi visto uno.
E' un lago che, se ci vai al tramonto, vedi il sole arancione che ci si tuffa dentro, come una fetta biscottata nel tè.

Volevo andare in città  a guardare le vetrine illuminate.
Poi però ho pensato di venire qui.
Perché c'ero passata ma non mi ero mai fermata. 
Non avevo mai guardato.
E quello che ho visto mi ha trasmesso un grandissimo senso di pace che mi ha accompagnata per il resto della giornata.
L'ultima delle quattro di questi giorni di festa.
Che erano iniziate con l'arrivo della mia nipotina di cinque anni, un orso di peluche sotto un braccio e uno zaino nell'altro.
Di quei due primi giorni ricordo i balli scatenati sulle musiche natalizie mentre cercavamo di addobbare la sala.
I silenzi a pranzo, occhi bassi per paura di essere sgridati.
Le unghie di tutti i colori, gli gnocchi e il pigiama party.
"Frozen" lasciato a metà e i cioccolatini.
Dormire insieme, con un orso in mezzo e un coccodrillo dietro la schiena. I leggins scozzesi e i piedi nudi.
E quando è venuto il momento di tornare a casa, Bianca ha voluto seguirla, per trascorrere insieme un altro giorno ancora.
E mentre io ricominciavo a respirare, trovando finalmente il tempo per fare una passeggiata, per impacchettare il regalo ad una sconosciuta, per andare a messa col buio, fermandomi sul sagrato a guardare in su, verso il campanile illuminato a pensare alla magia di dicembre, mi sono accorta che la felicità a volte sta proprio dove meno te la aspetti, in un sabato sera qualsiasi, passato a casa con tre bambini urlanti e il profumo della pizza, un albero di plastica con i rami appiccicati e i pupazzi di tre re magi che ti guardano dalla poltrona.
Buon dicembre lento a tutti voi.
Raffaella
La casa vicino al treno

giovedì 26 novembre 2015

Un anno di blog


E' da un po' che non ci si sente.
Non per mancanza di tempo, o di voglia, o di cose da dire.
Solo perché sto attraversando un periodo di grandi cambiamenti, di sperimentazioni, di tentativi, alcuni riusciti, altri meno, di partenze, arresti improvvisi e tentativi di ripartenze.  
In tutto questo, tra il compleanno di Pietro, il mio e ieri quello di Bianca, tra l'estate che non se ne voleva andare e l'inverno che mi è arrivato addosso all'improvviso, stamattina, quando rientrata a casa infagottata nel mio piumino lungo ho tentato di sfilarmi il cappello con le mani gelate, in tutto questo dicevo mi sono accorta che è passato un anno dal primo post che ho scritto su questo blog.
E allora...grazie.
Grazie a chi mi ha appoggiato su facebook, 
grazie a chi mi ha fatto sapere che condivide quello che scrivo,
grazie a chi ha avuto voglia di mettere un "mi piace" alle mie foto,
grazie a chi mi ha lasciato un commento,
grazie a uno dei miei scrittori preferiti che mi ha fatto la sorpresa di commentare e condividere la mia recensione al suo libro e
grazie a un altra bravissima scrittrice che ho conosciuto via web e che presto sarà ospite a Canzo in libreria da Luigi e di cui vi parlerò a breve.
Grazie a chi ha risposto alle mie mail dubbiose e titubanti con sincerità e positività. 
Ogni volta che mi sono sentita scoraggiata e che vagavo per casa a piedi nudi, chiedendomi chi me lo faceva fare di passare qualche ora al pc scrivendo cose che tanto nessuno avrebbe mai letto, un nuovo "mi piace", una frase, un commento, anche solo un sorriso virtuale è sempre riuscito a ridarmi la forza e l'energia necessaria per andare aventi. 
Ognuna di queste azioni sembra poca cosa ma non lo è.
Non lo è per me. 

E poi volevo ringraziare tutte le talentuose blogger che seguo ogni giorno e che continuano a darmi idee, spunti, forza, sia direttamente che solo per il fatto di guardare le loro foto e leggere i loro racconti. Le abbraccio virtualmente.
In particolare: Rita di "Faccio e disfo", Elena di "Il mare in giardino", Cinzia di "A casa di Cindy", Camilla di "Zelda was a writer". Cercatele, ne vale davvero la pena.

Per ora mi fermo. Ho un milione di cose da fare, da leggere, da pensare.
Un vento gelido sta spazzando la valle, in questo momento. Benissimo: una giornata perfetta per starsene in casa al calduccio a cercare di organizzarsi la vita. O forse no. Solo a guardare fuori dalla finestra senza pensieri.
Raffaella
La casa vicino al treno   

giovedì 1 ottobre 2015

Ricomincio da me


In autunno comincia un nuovo anno.
Quale occasione migliore per provare a cambiare le cose?
Io, quest'anno, vorrei ricominciare da me.
Da questa settimana il mio obiettivo sarà quello di trovare del tempo, ogni giorno, per fare quello che mi piace e mi fa stare bene.
Ecco cosa ho fatto finora:
- Ho ricominciato a mettermi le creme. Mattina e sera. 
Le ho scelte naturali e bio, le ho prese sia per il viso che per il corpo, e persino lo shampoo. Sembra una cosa scontata ma pulirsi il viso ogni sera con il latte detergente e il tonico, e mettersi la crema ( antirughe, of course) e il burro di karité sulle labbra sono piccoli gesti ma che rivelano una coccola, un amore per se. E si dorme meglio.
- Mi piace fare le torte ma era da tantissimo che non mi ci mettevo. La settimana scorsa ne ho fatte quattro, tutte abbastanza semplici, però mi sono venute bene e  questo mi ha dato la spinta per continuare.
- Ho risistemato il mio cassetto della biancheria e quello delle calze, buttando via senza pietà quello che mi sembrava vecchio e prendendo qualche capo nuovo e colorato. Ho riordinato tutto per forme  e colori che neanche l'armadio di Richard Gere in "Ufficiale e Gentiluomo". Non so quanto durerà ma per ora è tutto in ordine e mi fa stare bene.



Ed ecco invece quello che mi piaceva tempo fa:
- Non mi ricordo da quanto tempo non faccio un bagno ( nel senso che faccio sempre la doccia!) Una volta mi piaceva farlo con il bagnoschiuma profumato e tante candele accese tutte attorno alla vasca. Dovrei provare ancora.
- Una volta mi piacevano i cappelli. Ogni tanto ne compro ancora qualcuno ma non li indosso quasi mai.
- Mi piace ballare, ma non mi ricordo più da quanto tempo non lo faccio.
- Mi piace disegnare e dipingere. Una volta, tempo fa, mi facevo ritagliare da mio marito figure nel compensato che poi dipingevo. Angeli da appendere, vasi, vassoi, coroncine e cornici.
Ho riempito la casa e ho partecipato a qualche mercatino.
Ricordo che mi piaceva molto e mi faceva stare bene; passare ore china su disegni country e tra colori caldi mi ha aiutata in tante situazioni, l'ultima volta ad affrontare una gravidanza difficile.
Il lavoro manuale mi permette di lasciare andare i pensieri, che vagano liberi senza appesantirmi. E in più da molta soddisfazione imparare a fare una cosa nuova e realizzare oggetti piacevoli. 
L'ho messo da parte ma ora ne sento fortemente la mancanza. 
Non so ancora quale hobby manuale sceglierò per quest'anno, ma vi assicuro che da oggi comincerò a pensarci seriamente.



Vorrei tanto imparare a ESSERE ME STESSA. 
E per farlo vorrei capire bene cosa mi piace e cosa mi fa stare bene. Sperimentando, ogni giorno un po'.

E' un lavoro costante, essere se stessi.
Soprattutto se non lo si fa da un po'.
E' un lavoro fatto cercando di non perdere mai di vista le proprie passioni, i propri valori, i propri obiettivi. Senza lasciarsi influenzare troppo - un po' si, il confronto è sempre positivo - dall'esterno ma lasciando sempre accesa una lucina dentro di se.
Ascoltarsi, stare attenti ai propri sentimenti e alle proprie sensazioni per correggere il tiro, se è il caso.
E tutto questo lavoro, perché è un lavoro, che può essere anche faticoso, perché a volte significa alzare la voce quando sarebbe più facile far finta di niente, non lasciare mai perdere, dire comunque la propria opinione, combattere contro la stanchezza, la pigrizia, la voglia di sceglier la strada più facile, tutto questo lavoro, dicevo, è importante in quanto è una premessa fondamentale alla felicità.
Non si può essere felici se non si è pienamente se stessi.
E visto che io ho deciso di essere felice e mi pongo come obiettivo di questo nuovo anno la felicità, oggi volevo fare il punto sul primo gradino di questa scalata. 
1) CAPIRE COSA MI PIACE



Ora non mi resta che andare in missione.
Poi torno e vi racconto.
Buona giornata felice, 
Raffaella
La casa vicino al treno   

mercoledì 16 settembre 2015

Ritorno a casa


Avevo immaginato un'estate diversa.
Saremmo dovuti andare al mare ma in un posto nuovo, magari in un villaggio.
Poi, però, il caldo assurdo di quest'estate ha fiaccato la mia voglia di fare e di organizzare.
E così, come ogni anno, ci siamo ritrovati in Liguria, stessa spiaggia, stesso mare.
Ci abbiamo messo una settimana buona per riprenderci, per ricominciare ad uscire, passeggiare, nuotare. Per ricominciare ad apprezzare un tramonto, i gabbiani, la compagnia degli amici.
La seconda settimana è stata caldissima e se n'è andata via veloce tra tuffi e giochi in spiaggia - loro - ricerca spasmodica dell'ombra e di ogni più piccolo alito di vento - io.
La terza abbiamo avuto ospiti, poi erano gli ultimi giorni per mio marito e sono anch'essi volati con intense giornate in spiaggia.

In breve: cos'ho fatto quest'estate? Niente.
Non un viaggio in un posto sconosciuto, non la conoscenza di persone nuove, nessuna gita.
Però ho osservato, tanto.
Ho guardato il mare, per ore. 
Da casa, dalla spiaggia, dalla strada. 
Ho ascoltato la musica ritmica del suo respiro eterno.
Ho imparato a riconoscere i venti, dal loro primo apparire, poco più che un refolo sulla pelle, fino alla loro forza violenta, che strapazza tutto quello che trova sulla sua strada.
Mi sono fatta maltrattare da un Libeccio incattivito e mi sono stretta forte nell'asciugamano, quando si levava il Maestrale.
Ho guardato cieli di ogni tipo cambiare velocemente davanti ai  miei occhi. Ho visto buffe nuvolette sospese sul mare e tre arcobaleni. Ho visto grosse nubi cariche di pioggia avanzare lente dalla montagna. 
Ho osservato i gabbiani e ho amato il loro planare attraverso le correnti, immobili, senza sbattere le ali e ho avuto la grande fortuna di vederne uno che mi è passato in volo sopra la testa con un pesce nel becco, seguito da altri due che lo chiamavano a gran voce.
Ho vissuto momenti di fusione con la natura, abbracciata dal mare, accarezzata dal vento, illuminata dal sole,massaggiata dalla sabbia, intrattenuta dai gabbiani, distratta dalle nuvole, divertita dai pesciolini che mi guizzavano accanto.
Non ho fatto niente. 
Proprio quello che non riesco mai a fare durante l'anno, tra una corsa e l'altra dietro ai miei bambini ( questa volta correvano da soli, io li guardavo da lontano).
Passato un primo momento di ansia - oddio non ho fatto niente, ma proprio niente quest'anno - se dovessi fare un bilancio, direi che sono partita completamente a terra e sono tornata piena di energia. E non mi sembra un risultato da poco.

In questo momento, mentre scrivo, se guardo fuori dalla finestra vedo solo verde. Di tutte le sfumature, chiaro, scuro, brillante.
Un verde intenso e pulsante bagnato dalla pioggia.
Questa è la mia casa ed è qui che voglio vivere.
La vera vacanza, per me, comincia ora.
Buona continuazione di giornata, vi abbraccio.
Raffaella
La casa vicino al treno     

martedì 7 luglio 2015

Cambiando l'ordine dei fattori il risultato cambia


Qualche giorno fa una strana inquietudine si faceva lentamente strada dentro di me.
Mi sembrava di non riuscire a combinare nulla. 
Sentivo di aver bisogno di un cambiamento.
Un viaggio sarebbe stato l'ideale ma in quel momento non era proprio possibile. Dovevo fare qualcosa.
Dovevo buttare fuori quel senso immotivato di angoscia che mi ribolliva dentro.
Poi una sera, sdraiata sul letto, mentre fissavo il soffitto mi è venuta l'Idea. 
Sposto i mobili.
Cambio le carte in tavola, confondo le idee, muto le prospettive.
Vario le distanze, traccio nuovi confini. Abbandono le certezze, alleno il mio cervello a riconoscere altri spazi, disegno nuovi contorni. 
Ho cominciato dalla camera da letto. Ora la sento più mia, più intima, così ripulita e semplificata com'è, con qualche oggetto in meno e la  mia toletta bianca con lo specchio messa accanto al letto, così vicina da sentirne il respiro.
Peccato quasi non alzarsi in piena notte, guidata dall'urgenza di un'ispirazione improvvisa e sedersi lì accanto, facendo meno rumore possibile, per fissare alcuni pensieri su uno dei miei quaderni colorati, alla luce di una lampadina. Sollevare poi per un attimo lo sguardo e vedersi riflessi nella penombra, assonnata ma con quel luccichio negli occhi.


Sono passata poi alla camera di Bianca.
Quella di Pietro no, non aveva mobili spostabili.
In quella di Bianca invece ci sono tanti pezzi leggeri, azzurri e blu, che si possono combinare, tra loro, in vario modo.
Le ho spostato il letto e messo accanto una cassettiera che la protegga da ingressi improvvisi.
Le ho messo la casa delle Barbie - fatta da me con tre cassette di legno per il vino ridipinte - sul vecchio comodino, col cassetto a fare da guardaroba per abiti minuscoli.
L'altra cassettiera, ora di fianco all'armadio, come due vecchie signore  di stazza e statura differenti che chiacchierano a braccetto, sottovoce, è diventata l'appoggio ideale per i tantissimi cavalli di ogni tipo che Bianca colleziona.
Ma quello di cui vado maggiormente fiera è la creazione di un angolo della stanza completamente libero da mobili, uno spazio tutto per la mia piccola con una lavagna appesa al muro e tutte le sue borsette a portata di mano.
Forse ho pensato alla bambina che sono stata quando ho deciso dove collocare ciascun mobile.
Quello che più avrei desiderato da piccola, infatti, era un angolo solo mio, una nicchia protetta dove nascondermi a leggere e a inventare le storie che mi facevano compagnia.
Sono contenta che ora un posto così ce l'abbia Bianca.


Sono arrivata alla conclusione che spostare i mobili sia terapeutico.
Sappiamo tutti che il cambiamento è positivo, che tutto scorre come l'acqua e, come l'acqua, se ristagna, poi marcisce.
Lo sappiamo ma non lo applichiamo quasi mai alla nostra vita.
Sempre la stessa colazione, al mattino.
Sempre la stessa strada, per andare al lavoro. Lo stesso genere di vestiti. Gli stessi amici. A volte persino le stesse vacanze.
Ma...perché?
Perché il cambiamento ci fa paura.
Non sappiamo quello che ci aspetta, come ci sentiremo in quella nuova situazione, cosa dirà la gente.
E spesso ci lasciamo scoraggiare.
E io non sono certo meglio di voi. Anzi.
Poi però arrivano dei momenti nella vita in cui restare fermi diventa impossibile. 
Fermarsi, rimanere immobili, fare sempre le stesse cose, non evolvere, non allargare la propria consapevolezza. Questo è tutto il contrario della vita.
La vita invece è gioia, amore, entusiasmo, curiosità, fiducia, allegria, consapevolezza, comprensione, empatia, amore, amore.
Per questo sto cercando di attuare cambiamenti a piccole dosi.
E mutare l'aspetto delle stanze in cui viviamo, in cui trascorriamo la maggior parte della nostra vita equivale a cambiare un po' anche la nostra interiorità. Credo sia una premessa per cambiamenti più considerevoli. 


In questi giorni ho anche ripreso in mano il mio consumato manuale di FENG SHUI.
Ho riletto solo alcune parti, quelle che mi interessavano.
Se dovessi applicare alla lettera i suoi insegnamenti, anche solo i principali, probabilmente dovrei rivoluzionare completamente le camere da letto - non che mi dispiacerebbe, anzi -.
Però su una cosa siamo d'accordo: questa antica disciplina orientale che mira ad armonizzare l'uomo con l'ambiente che lo circonda per facilitare lo scorrere della CH'i, ovvero l'energia positiva, crede che ogni oggetto sia in qualche modo vivo perché contiene una sua energia in grado di influenzarci e, allo stesso modo, che ogni edificio sia un qualcosa che respira e che abbraccia l'uomo per fondersi con esso. 
Io lo trovo meraviglioso. E lo sento profondamente vero.
La mia casa respira, l'ho sentita tante volte. Quell'impercettibile espansione, quell'attimo di sospensione immobile seguito infine da un ritorno, un rilassamento accompagnato da un refolo d'aria  che corre per le stanze. 
E ieri sera giurerei di aver sentito la mia toletta lamentarsi per il caldo ma potrei anche essermi sbagliata, la canicola notturna potrebbe anche avermi confuso le idee. Per quanto...


Raffaella
La casa vicino al treno

sabato 20 giugno 2015

Volevo fare la food blogger


Questo non è il mio primo blog.
Prima ne avevo un altro, in cui parlavo "solo" di libri.
Ma mi stava stretto.
A volte mi veniva voglia anche di parlare d'altro. Di me. Di quello che vedevo fuori. Di come lo vedevo.
E poi mi piaceva cucinare.
Non ne sono sempre stata capace.
Non ero una di quelle bambine che passano gran parte della giornata col grembiule e le mani infarinate, ad ascoltare qualcuno che con amore ha voglia di trasmettere loro la propria passione e le proprie capacità.
Mi sarebbe piaciuto.
Ma non è andata così.
A cucinare ho imparato per necessità, piano piano e poco alla volta.
Qualcosa quando sono andata a vivere da sola.
Qualcosa quando è arrivato Pietro.
Ancora un po' quando siamo diventati quattro.
E tanto altro quando ho capito che stare in cucina a trasformare polveri e spezie in qualcosa di buono mi dava serenità e tenere in ordine vasetti e ingredienti era il mio modo di fare ordine dentro di me.

Amavo soprattutto preparare dolci.
Se dare da mangiare a qualcuno è un atto d'amore, preparagli un dolce era per me qualcosa di ancora più grande, una coccola infinita. 
E allora ho passato mesi a sciogliere il burro a fuoco lento, a montare uova con le fruste elettriche, a pesare zucchero e farina, a tritare cioccolato fondente con il coltello e a sbucciare mele.
La casa (vicino al treno, of course) profumava sempre di buono, di vaniglia, cioccolato o di mele e cannella.
C'era sempre qualcosa di dolce che cuoceva nel forno.
Anche d'estate.
Ricordo torte sfornate di sera tardi e pomeriggi d'estate chiusa in cucina col forno acceso, che appena potevo scappavo all'ombra, in giardino, sudata fradicia.
Ricordo un ferragosto dove ho preparato, per un barbecue tra amici, sei diversi tipi di cupcakes.
Era il periodo dei dolci americani e del cake design, che ho cercato di imparare da autodidatta, con libri e fascicoli, e che ho amato tantissimo perché metteva insieme la mia nuova passione per i dolci con quella più antica per la decorazione.
Ricordo una festa della donna, dove mi sono presentata ad una cena con un crumble di mele decorato con bucce di mela imburrate che sembravano roselline, un vassoio di biscotti alla vaniglia, piccoli come monete ma ciscuno con un ciuffo di glassa colorata in cima e i brownies.
Un lavoro di due giorni.


In quel periodo avrei tanto voluto fare la pasticcera.
A modo mio, come sempre. Quello del pasticcere mi sembrava il lavoro più bello del mondo e i pasticceri  i sembravano sempre felici. 
Ricordo la comunione di Pietro, una torta col fiocco e le bomboniere fatte di biscotti, ognuno simboleggiante una sua passione.
Ricordo i biscotti per Halloween e quelli a cuore per S.Valentino.
Ricordo un esperimento prima di partire per il mare e biscotti con la glassa colorata mangiati in spiaggia, per giorni e giorni.
Una torta con le ciliegie e un'altra con i fichi. Finalmente la ricetta della torta cioccolato e pere, quella definitiva. Perfetta.
Una crostata con i cuori per l'asilo.
Una torta piccola, a strati, con la crema, per il compleanno della mia migliore amica.
Studiavo i grandi pasticceri, Peggy Porschen soprattutto, di cui adoro lo stile floreale e pastellato.


E intanto ho cercato di imparare a fotografarli, questi dolci.
E ho aperto una pagina facebook dove condividevo le foto. 
Da lì mi è venuta voglia di condividere anche le ricette ma per quello ci voleva un blog. Così l'anno scorso, in primavera, ho seguito un corso per food blogger , mi sono divertita e per la prova finale ho scritto il post che potete leggere anche qui, "I cercatori di conchiglie", a cui ho fatto seguire la ricetta dello spezzatino di pesce spada, uno dei miei "classici" estivi.
Ho letto molti libri sull'argomento e tanti romanzi con il cibo per protagonista, alcuni bellissimi, di cui credo vi parlerò a breve.
Comunque.
Ho trascorso parte dell'estate a leggere e a studiare testi di food writing in inglese, perché purtroppo alcuni testi fondamentali non sono ancora stati tradotti. E, data la mia scarsa conoscenza della lingua, è stata un'impresa titanica - infatti non li ho ancora finiti!
Avrei dovuto partire a settembre col blog ma i miei bimbi iniziavano entrambi una nuova scuola e avevano tanto bisogno di me. Quando mi sono decisa eravamo già a novembre e il  mio sognato food blog stava già diventando un'altra cosa.


Io nel frattempo avevo cambiato alimentazione (del perché e di cosa mangio ora ho già scritto in un altro post, " La torta di mele e i piedi nudi sull'erba") e non ce la facevo più a preparare quei dolci pieni di zucchero bianco e burro. C'era il progetto di un blog a quattro mani con un'amica, che però ha deciso di continuare a lavorare a tempo pieno e ovviamente non ha tempo per altro.
Così alla fine è nato, il mio piccolo blog, diverso da tutto quello che avevo deciso e immaginato. Diverso anche nel nome. 
Gli ho dato il nome che avrei voluto dare a un romanzo, se mai avessi avuto il coraggio di scriverlo, un romanzo che cominciava col trasferimento di una cittadina (milanese!) in un piccolo paesino di montagna. Chissà.


Cosa ne sarà del mio piccolo blog e cosa diventerà non saprei proprio dirlo. Questo era solo per raccontarvi da dove viene e quale passione e impegno c'è dietro. 
Quando scrivo una ricetta non è mai tanto per fare ( come anche quando scrivo qualsiasi altra cosa). Dietro c'è tanto amore. 
Ho trovato una ricetta, l'ho provata svariate volte, l'ho cambiata e trasformata per poter usare ingredienti biologici e sani, l'ho assaggiata e fotografata e, alla fine, se mi piace, ve l'ho proposta.
E se qualcuno fosse davvero arrivato a leggere fino alla fine lo abbraccerei, ma stretto stretto.
Raffaella
La casa vicino al treno     
        




mercoledì 3 giugno 2015

Come sopravvivere alla Cresima e vivere felici

Ovvero decalogo semi-serio su come affrontare al meglio l'organizzazione di un ricevimento in casa propria e altri eventi altrettanto preoccupanti.



1) Semplifica: 
Non mi piacciono le bomboniere.
Per la Comunione di Pietro avevo fatto dei biscotti ricoperti di pasta di zucchero, chiusi in sacchetti trasparenti con un bel nastro a pois. Mi sono costati diversi giorni di lavoro.
Sommati al tragico venerdì, il giorno prima della cerimonia, che ho trascorso TUTTO in cucina a preparare dolci, ne viene fuori una settimana di fatica titanica.
Mai più.
Con la Cresima ho elaborato la prima regola. Niente bomboniere.
Solo piatti carini sparsi per la casa pieni di confetti bianche alla mandorla, quelli classici, e altri bianchi ripieni di frutta ( pare siano molto cool).
Niente ristoranti. Solo una bella merenda in giardino ( o sul terrazzo o sul balcone), se, come nel nostro caso, la cerimonia si svolge alle 15,30.



2) Chiedi aiuto: 
Non possiamo fare tutto da soli.
O forse possiamo ma a rischio di un esaurimento.
Bisogna, in questi casi, imparare  a delegare.
E io delego tantissimo. Sono la Regina della delega.
Immaginatemi pure con un ampio cappello di paglia mentre do ordini a mio marito su dove sistemare sedie e tavoli.
Tua cognata si offre di cucinare qualcosa? E' la benvenuta!
Se poi avete una zia arredatrice e organizzatrice di eventi come la mia, con tanta voglia di fare, che viene volentieri ad addobbare il giardino e vi presta pure le scarpe, bé.. siete a cavallo.



3) Cerca, per quanto ti è possibile, di essere TE STESSA:
Ovvero non farti fuorviare da suocere che ti vorrebbero in tailleur abbottonato fino al mento, da cognate che storcono il naso davanti alla tue torte chiedendo dov'è quella con la panna montata e soprattutto da chi ti chiede le bomboniere. Resisti!
Sii te stessa, fai le cose a modo tuo, non ascoltare nessuno.
Questi i buoni propositi che mi ero prefissata prima dell'evento. In realtà le cose sono andate in modo diverso.
Avrei voluto dare un'impronta più salutista e bio al rinfresco. Tipo un dolce in più vegano ( ho fatto il plumcake mele e cannella di cui ho parlato nel post precedente, buonissimo!), the verde e succo di mela da bere. Non l'ho fatto.
Avrei voluto scrivere a mano tante etichette con i nomi dei cibi e delle bevande e avrei voluto attaccarli qui e là con washi tape a righe e  a pois. Non l'ho fatto.
Avrei voluto contrapporre il giusto ma di qualità al tanto ma non tanto salutare. Ma qui torniamo al punto 2.
Se chiedi aiuto, poi impara ad accettarlo e non ti lamentare troppo ( solo un pò!) se non viene fatto tutto come avresti voluto.
E io in questo non sono brava per niente.



4) Pensa positivo: 
Ci sarà il sole. Ci sarà una temperatura gradevole.
( Non credere mai alle previsioni del tempo!).
Troverò posto in Chiesa. Un posto ampio.
Dietro a una coppia di amici. Sarà una cerimonia bellissima.
Il tempo scorrerà veloce e non avrò tempo per altri pensieri.
E difatti è stato tutto così.
Il pensiero positivo funziona sempre, sempre!



5) La perfezione non esiste:
A me non è mai venuto in mente ma se tu fossi una di quelle persone convinte di poter fare sempre tutto in modo impeccabile, bé, ricrediti. Ci sarà sempre qualcosa che è sfuggito al tuo controllo. A volte un dettaglio, a volte un intero menù.
Impara ad accettarlo.

6) Divertiti! 
Sorridi tanto, va sempre bene.

7) Concentrati su quello che conta davvero:
Il sacramento religioso. Tutto il resto è superfluo.
E tuo figlio, o figlia. Che ha quasi dodici anni e tra un po' smetterà di darti retta e di dimostrare il minimo interesse per le feste che organizzi. 



8) Rilassati:  
E' il momento di mettere in pratica tutto quello che hai imparato in questi quattro anni di più o meno assidua pratica dello yoga, shiatsu, stretching dei meridiani e cinque tibetani.
Tirati, allungati, stiracchiati, protenditi, innalzati, stenditi, sollevati.
Ma poi smetti e respira. Respira. 
E ricordati di continuare  a respirare per tutto il pomeriggio.



9) Vivi il presente: 
Non cedere alla tentazione di pensare al domani, a quando dovrai smontare tutto, lavare e mettere via tutte le ciotole e le alzatine e , sopratutto, fregare per bene il pavimento dove stanno scorrazzando sette bambini con bibite in mano e pezzi di torta che spuntano dalla bocca. Non ci pensare.
Dopotutto...domani è un altro giorno, come diceva una che se ne intendeva.

10) E infine: Congratulati con te stessa
Ce l'hai fatta anche questa volta anche se - date le premesse - non era affatto scontato. E fai pace con tutto quello che avresti voluto fare e non sei riuscita a realizzare. 
E' andata così, ed è andata molto bene.



Vi abbraccio fortissimo.
Raffaella
La casa vicino al treno