sabato 20 giugno 2015

Volevo fare la food blogger


Questo non è il mio primo blog.
Prima ne avevo un altro, in cui parlavo "solo" di libri.
Ma mi stava stretto.
A volte mi veniva voglia anche di parlare d'altro. Di me. Di quello che vedevo fuori. Di come lo vedevo.
E poi mi piaceva cucinare.
Non ne sono sempre stata capace.
Non ero una di quelle bambine che passano gran parte della giornata col grembiule e le mani infarinate, ad ascoltare qualcuno che con amore ha voglia di trasmettere loro la propria passione e le proprie capacità.
Mi sarebbe piaciuto.
Ma non è andata così.
A cucinare ho imparato per necessità, piano piano e poco alla volta.
Qualcosa quando sono andata a vivere da sola.
Qualcosa quando è arrivato Pietro.
Ancora un po' quando siamo diventati quattro.
E tanto altro quando ho capito che stare in cucina a trasformare polveri e spezie in qualcosa di buono mi dava serenità e tenere in ordine vasetti e ingredienti era il mio modo di fare ordine dentro di me.

Amavo soprattutto preparare dolci.
Se dare da mangiare a qualcuno è un atto d'amore, preparagli un dolce era per me qualcosa di ancora più grande, una coccola infinita. 
E allora ho passato mesi a sciogliere il burro a fuoco lento, a montare uova con le fruste elettriche, a pesare zucchero e farina, a tritare cioccolato fondente con il coltello e a sbucciare mele.
La casa (vicino al treno, of course) profumava sempre di buono, di vaniglia, cioccolato o di mele e cannella.
C'era sempre qualcosa di dolce che cuoceva nel forno.
Anche d'estate.
Ricordo torte sfornate di sera tardi e pomeriggi d'estate chiusa in cucina col forno acceso, che appena potevo scappavo all'ombra, in giardino, sudata fradicia.
Ricordo un ferragosto dove ho preparato, per un barbecue tra amici, sei diversi tipi di cupcakes.
Era il periodo dei dolci americani e del cake design, che ho cercato di imparare da autodidatta, con libri e fascicoli, e che ho amato tantissimo perché metteva insieme la mia nuova passione per i dolci con quella più antica per la decorazione.
Ricordo una festa della donna, dove mi sono presentata ad una cena con un crumble di mele decorato con bucce di mela imburrate che sembravano roselline, un vassoio di biscotti alla vaniglia, piccoli come monete ma ciscuno con un ciuffo di glassa colorata in cima e i brownies.
Un lavoro di due giorni.


In quel periodo avrei tanto voluto fare la pasticcera.
A modo mio, come sempre. Quello del pasticcere mi sembrava il lavoro più bello del mondo e i pasticceri  i sembravano sempre felici. 
Ricordo la comunione di Pietro, una torta col fiocco e le bomboniere fatte di biscotti, ognuno simboleggiante una sua passione.
Ricordo i biscotti per Halloween e quelli a cuore per S.Valentino.
Ricordo un esperimento prima di partire per il mare e biscotti con la glassa colorata mangiati in spiaggia, per giorni e giorni.
Una torta con le ciliegie e un'altra con i fichi. Finalmente la ricetta della torta cioccolato e pere, quella definitiva. Perfetta.
Una crostata con i cuori per l'asilo.
Una torta piccola, a strati, con la crema, per il compleanno della mia migliore amica.
Studiavo i grandi pasticceri, Peggy Porschen soprattutto, di cui adoro lo stile floreale e pastellato.


E intanto ho cercato di imparare a fotografarli, questi dolci.
E ho aperto una pagina facebook dove condividevo le foto. 
Da lì mi è venuta voglia di condividere anche le ricette ma per quello ci voleva un blog. Così l'anno scorso, in primavera, ho seguito un corso per food blogger , mi sono divertita e per la prova finale ho scritto il post che potete leggere anche qui, "I cercatori di conchiglie", a cui ho fatto seguire la ricetta dello spezzatino di pesce spada, uno dei miei "classici" estivi.
Ho letto molti libri sull'argomento e tanti romanzi con il cibo per protagonista, alcuni bellissimi, di cui credo vi parlerò a breve.
Comunque.
Ho trascorso parte dell'estate a leggere e a studiare testi di food writing in inglese, perché purtroppo alcuni testi fondamentali non sono ancora stati tradotti. E, data la mia scarsa conoscenza della lingua, è stata un'impresa titanica - infatti non li ho ancora finiti!
Avrei dovuto partire a settembre col blog ma i miei bimbi iniziavano entrambi una nuova scuola e avevano tanto bisogno di me. Quando mi sono decisa eravamo già a novembre e il  mio sognato food blog stava già diventando un'altra cosa.


Io nel frattempo avevo cambiato alimentazione (del perché e di cosa mangio ora ho già scritto in un altro post, " La torta di mele e i piedi nudi sull'erba") e non ce la facevo più a preparare quei dolci pieni di zucchero bianco e burro. C'era il progetto di un blog a quattro mani con un'amica, che però ha deciso di continuare a lavorare a tempo pieno e ovviamente non ha tempo per altro.
Così alla fine è nato, il mio piccolo blog, diverso da tutto quello che avevo deciso e immaginato. Diverso anche nel nome. 
Gli ho dato il nome che avrei voluto dare a un romanzo, se mai avessi avuto il coraggio di scriverlo, un romanzo che cominciava col trasferimento di una cittadina (milanese!) in un piccolo paesino di montagna. Chissà.


Cosa ne sarà del mio piccolo blog e cosa diventerà non saprei proprio dirlo. Questo era solo per raccontarvi da dove viene e quale passione e impegno c'è dietro. 
Quando scrivo una ricetta non è mai tanto per fare ( come anche quando scrivo qualsiasi altra cosa). Dietro c'è tanto amore. 
Ho trovato una ricetta, l'ho provata svariate volte, l'ho cambiata e trasformata per poter usare ingredienti biologici e sani, l'ho assaggiata e fotografata e, alla fine, se mi piace, ve l'ho proposta.
E se qualcuno fosse davvero arrivato a leggere fino alla fine lo abbraccerei, ma stretto stretto.
Raffaella
La casa vicino al treno     
        




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