mercoledì 8 aprile 2015

L'Arte dei calzini spaiati

 
I miei calzini si spaiano. Sempre.
E' un fatto con cui ho imparato a convivere.
Ho dovuto accettarlo.
I miei calzini iniziano la loro vita in coppia, nel secondo cassetto.
Se ne stanno lì, indifferenti, a due a due, e mi fissano beffardi ogni volta che lo apro, il cassetto.
Li indosso la prima volta e viaggiano ancora in coppia.
Apparentemente tranquilli.
Ma io lo so che stanno studiando un piano.
Al momento di cambiarli, infatti, succede qualcosa.
Deve succedere qualcosa. Si separano e fanno di tutto per non ritrovarsi più.
Forse qualcuno riesce a fuggire dal cesto di vimini che c'è fuori dal bagno e torna  a nascondersi sotto il letto.
O forse qualcun altro, più coraggioso, si lancia fuori dal borsone che li sta trasportando giù, in lavanderia.
Oppure si mettono d'accordo direttamente nei cesti, uno bianco e uno nero, posti accanto alla lavatrice.
Si devono mettere d'accordo, del tipo " io mi faccio questo giro, tu, mi raccomando, aspetta il prossimo".
Altrimenti non si spiega.
Non si spiega come mai, quando piego la biancheria da metter via senza stirare, categoria che cerco di ampliare sempre di più per ridurre al massimo l'altra, quella da stirare, io trovi sempre calzini singoli, beatamente spaiati. Ma perché?
Perché non vogliono stare in coppia i miei calzini?
Me lo chiedo mentre fisso un insieme confuso di calze piccoli e grandi di tanti colori diversi.
Perché?
Mentre abbino tra loro due calze rosa a pois bianchi e due fucsia.
Perché?
Quando ne piego insieme due grigie, e chi se ne importa se una ha le righe e l'altra invece no.

 
Una volta mi
hanno consigliato di raccogliere i calzini spaiati tutti in un sacchetto, in attesa di ricomporre le coppie.
 Da allora sia Pietro che Bianca hanno un sacchetto di cotone, rispettivamente azzurro e a quadretti rosa, appeso alla maniglia del loro armadio. Pieno zeppo.
Ogni tanto, ma devo avere proprio tanto tempo libero, do un'occhiata e, qualche volta, riesco persino  a trovare qualcosa di utile. Qualche volta.
Altre volte le calze preferite e quelle più usate aspettano qualche giorno, ignare, appoggiate sullo sgabello della toeletta.
E quando ricompare la seconda calza, mi avvicino furtiva e...ZAC! le frego. Le riunisco e le butto subito nel cassetto.
E ora rifate tutto da capo, se ne avete il coraggio!, urlo loro.
Ma non mi ascoltano. Lo si capisce dalla posa rilassata che assumono una volta giunte  a destinazione. Si vede che stanno già pensando ai fatti loro.


A volte, in mancanza di alternative, mi capita di mettere due calzini diversi. Uguali ma di diverso colore.
E devo ammettere che mi piace pure.
L'ho già detto che mi piacciono i contrasti? E che adoro l'elemento dissonante, di rottura, che sconvolge l'equilibrio di un insieme troppo armonico?
Si, probabilmente si, almeno una ventina di volte.
Ecco, i calzini diversi servono a rompere un noioso equilibrio.



Ieri osservavo da una finestra il giardino dei miei nuovi vicini.
Hanno costruito una lunga aiuola e piantato una fila di fiori.
Uno giallo, uno rosso, uno rosa. E poi uno giallo, uno rosso e uno rosa. E via così per cinque volte. Io non potrei. Dopo due o tre volte devo sconvolgere quest'ordine.
Le cose ripetute, in serie, quelle perfettamente ordinate, senza una sorpresa, mi fanno impazzire.
Non c'è vita in un insieme tutto uguale. Non c'è Arte.
Non c'è bellezza. La bellezza nasce dal caos, dalle contaminazioni, dall'unione di due poli opposti.
I piatti più buoni sono quelli che accostano cibi lontani tra loro per consistenza, sapore e temperatura; quelli che nascono da abbinamenti insoliti. Lo stesso si può dire dei giardini.


Diverso è bello. Oh, yes.
Abbiate una buona giornata e sconvolgete un po' l'ordine delle cose, arruffatela un po', questa vostra vita.   
Raffaella
La casa vicino al treno

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